La religiosa: recensione film

LA POCO COINVOLGENTE OPERA DI NICLOUX SULL’OMONIMO ROMANZO DI DIDEROT

la religiosa locandinaGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 5 settembre 2013

Come fa una storia sulla prigionia di una donna che non vuole prendere i voti ad essere un vero e proprio inno alla libertà? Ce lo spiegò già nel 1870 Denis Diderot con il suo romanzo La religieuse e oggi il cineasta Guillaume Nicloux prova a rendere quella spiegazione cinema attraverso la trasposizione dello stesso romanzo.

Ambientato nella Francia del diciottesimo secolo, il film racconta la vita di Suzanne che, a soli 16 anni, viene costretta dalla propria famiglia a prendere i voti. La vita in convento si dimostrerà ancor più dura del previsto e Suzanne continuerà a combattere con ogni mezzo per riconquistare la libertà. Già portato sul grande schermo da Jacques Rivette nel 1966 La religiosa è un nuovo adattamento di cui non si sentiva davvero il bisogno: un’opera patinata ma totalmente incapace di emozionare e coinvolgere il pubblico.

La ricostruzione minuziosa degli ambienti e le inquadrature per lo più effettuate con una camera a spalla per rendere il più veritiero possibile ciò che accade non bastano affatto ad appassionare lo spettatore proprio per il tentativo eccessivo del cineasta di provarci. La fotografia nitida, questa smania di voler catturare ogni più minuta espressione dei protagonista rende la pellicola lenta e inutilmente prolissa.

In una storia che ha tutte le caratteristiche per portare immediatamente chi la guarda dalla parte della protagonista la perfezione, che rende il lavoro esteticamente ineccepibile, non lascia spazio ai sentimenti dei quali l’opera letteraria è un perfetto tramite. Nota positiva del lungometraggio è sicuramente l’interpretazione di Isabelle Huppert, che vediamo nei panni della madre superiora ma che entra in scena troppo tardi per riuscire a  cambiare l’andamento della pellicola che fallisce in toto il suo scopo.

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