Locarno 66 – El Mudo: recensione film (concorso internazionale)

NON APPASSIONA E NON DECOLLA MAI IL FILM DEI FRATELLI VEGA

El mudo, Il muto: un titolo che già dalle prime immagini vorremmo fosse una promessa di silenzio per il film dei peruviani fratelli Vega che hanno diretto un lungometraggio molto simile a una fiction italiana d’altri tempi, per quanto riguarda la realizzazione visiva, con un plot ibrido tra il lacunoso e il surreale.

Constantino Zegarra è un incorruttibile giudice di Lima al quale un giorno una donna chiede di chiudere un occhio sulla vicenda del proprio figlio. Ricevuta una risposta negativa dal magistrato la madre manda delle maledizioni all’uomo che da quel momento in poi affronta una serie di minacce e un trasferimento in una sede minore. Un giorno il giudice viene colpito alla gola e rimane muto. L’incidente, secondo gli inquirenti, è solo frutto di una pallottola vagante ma Zegarra crede che ci sia un nesso tra il suo trasferimento e quello che gli sta accadendo così incomincia un’indagine privata.

La parte migliore del lungometraggio dei fratelli Vega è sicuramente quella in cui il protagonista, diventato muto, decide di intraprendere una personale ricerca richiamando alla memoria dello spettatore il Paolo Laurana di A ciascuno il suo per tenacia e fermezza.

La grave fragilità del film sta nella confusione della narrazione: l’idea iniziale, per chi guarda, è che le vicende negative del protagonista siano frutto della maledizione della donna alla quale non ha voluto salvare il figlio ma con l’andare avanti del lungometraggio sembra che non c’entri niente la madre disperata, la quale diventa solo un personaggio messo in scena per consolidare l’aspetto incorruttibile del protagonista attraverso una figura che ricorda le credenze popolari del luogo in cui il film è ambientato, quando invece la pellicola alla fine prende un’inaspettata, poco, realistica e affatto riuscita, via onirica, quasi magica. A questa mancanza di chiarezza si aggiunge una fotografia cupa e deradata che, in un film d’altro calibro avremmo potuto definire funzionale alla narrazione, ma in questo caso risulta essere, come il resto del lungometraggio, semplicemente vecchia.

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