Blockbuster memories: Alien

RECENSION DEL CAPOLAVORO SCI-FI DI RIDLEY SCOTT CHE HA RIDISEGNATO CON NUOVI COLORI IL FANTA HORROR 

Nello spazio nessuno può sentirti urlare.

Claustrofobia, silenzio, paura dell’ignoto, solitudine. Queste sono solo alcune delle emozioni suscitate da un capolavoro come Alien.

Nel 1979 un giovane Ridley Scott si apprestava a farci scoprire il lato oscuro dello spazio. Dopo la nascita di capisaldi del genere Sci-Fi come Star Wars o 2001 Odissea nello spazio, Scott ha voluto portare l’idea di spazio infinito ad un livello superiore, abbandonando i toni candidi del bianco, colore asettico, fino a quel momento ricorrente in ogni film del genere, ridisegnando completamente la fantascienza attraverso questo fanta-horror fatto di luci e ombre dove l’effetto speciale, accompagnato da una colonna sonora persistente, diventa il vero protagonista della pellicola portandola ad essere riconosciuta ad oggi come un autentico cult.

La trama si sviluppa all’interno dell’astronave da commercio Nostromo. L’equipaggio, che fino a quel momento si trovava in uno stato di ibernazione indotta, viene risvegliato dal computer di bordo a causa di un segnale d’aiuto arrivato da un pianeta ignoto. Sul pianeta il vice capitano Kane (John Hurt) entra in contatto con una forma di vita aliena non classificata che, dopo una rapida gestazione all’interno del suo corpo, esce seminando morte e terrore. La crescita della creatura è rapida ed esponenziale e sarà compito di Ripley (Sigourney Weaver), unica sopravvissuta alla catastrofe, districarsi all’interno della labirintica e fobica nave stellare, lottando contro il genericamente chiamato Xenomorfo per poi mandare in aria una pianificata cospirazione da parte della compagnia, che ha l’intenzione di studiare il mostro per scopi militari.

Costato intorno ai 10 milioni di dollari, Alien ha portato l’orrore nello spazio grazie alla riuscitissima collaborazione di due giganti degli effetti speciali come Giger e Rambaldi, padri naturali di una delle creature più iconiche di Hollywood. La scelta di un’eroina femminile dai toni battaglieri trasforma questa pellicola in un vero e proprio pozzo dei desideri dal quale ad oggi ancora molti autori attingono. Le ambientazioni tortuose e inospitali, condite dalla più classica invasione aliena e dalla paura del contagio, trasportano lo spettatore a un livello inferiore nella catena alimentare. Il vero capitano di questa astronave è il regista Ridley Scott che con grande versatilità muta un genere e ne diventa Maestro, bissando poi in futuro questo successo e riadattando Il mondo degli androidi, romanzo fantascientifico di Philip K. Dick, con un’altra pietra miliare della cinematografia: Blade Runner.

Alien rimane e rimarrà per sempre un prodotto unico nel suo genere. Nel corso degli anni vari autori hanno cercato di mantenere in vita questo franchise attraverso vari sequel o prequel, quasi tutti però portatori di uno scarso successo ai box-office. Se ci si sofferma sul fatto che nel 1979 era bastata una semplice scenografia, una comparsa alta quasi 2 metri a vestire i panni dello Xenomorfo e tanta originalità per creare una vera e propria mitologia, guardando col senno di poi ciò che sta accadendo nel mondo dello sci-fi il sentimento che invade gli occhi dello spettatore non può che essere tristezza.

 

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