Hercules – La Leggenda ha inizio: recensione film

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TRA BUONISMO, CITAZIONI E POCA DIVINITÀ HERCULES – LA LEGGENDA HA INIZIO NON LASCIA NESSUNA TRACCIA DELL’EROE MITOLOGICO

GENERE: Fantasy

DURATA: 90′

USCITA IN SALA: 30 gennaio

VOTO: 1,5 su 5

Ercole, in latino Hercules, può essere considerato, stando alla mitologia e a tutto ciò che ne consegue, il primo, vero supereroe; lui, sempre secondo il mito, era figlio di Zeus ma concepito dalla mortale Alcmena moglie di Anfitrione. Hercules, vero e proprio simbolo del culto fisico, della forza e della potenza era, appunto, un semidio sceso in terra, valoroso combattete dove nelle dodekathlos – le così dette 12 fatiche di Ercole – si può riscontrare, oltre alla possenza, un cammino spirituale, una specie di percorso interiore e metaforico.

Inutile sottolineare che l’icona di Hercules è – e molto probabilmente sarà – una delle più utilizzate nella cinematografia: cominciando da Le Fatiche di Ercole di Pietro Francisci fino al cartone animato della Disney, l’eroe forzuto è sempre stato oggetto di rappresentazioni filmiche, più o meno, accurate.

È il caso di questa rivisitazione che vede Hercules (Kellan Lutz) paladino della libertà, nato da una bellissima Alcmena (Roxanne McKee), spostata con un Anfitrione (Scott Adkins) tirannico e spietato, e innamorato di Ebe (Gaia Weiss), promessa moglie al suo altrettanto cattivo fratellastro Ificle (Liam Garrigan). Anfitrione, adirato e da sempre sospettoso verso Hercules, lo spedisce in Egitto, in battaglia, dove spera che venga ucciso. Però, data la sua forza, Hercules riesce a tornare, affrontando, una volta per tutte, Anfitrione.

Hercules – La leggenda ha inizio, diretto da Renny Harlin, è un’opera che attinge gli elementi grafici dal neo-peplum di Spartacus della Starz fino, citandolo, al cammino catartico de Il Gladiatore di Ridely Scott. Il film, che si incentra su di un Ercole poco divino ma molto umano, spinge la narrazione verso il suo ludico scopo finale: intrattenere. L’intrattenimento, però, andrebbe pur sempre ponderato per far si che non diventi piatto e patinato, soprattutto se si trattano icone mitologiche, enormi e significative, che hanno, sicuramente, un respiro molto più ampio di questo.

Ma, pur contestualizzando un film come Hercules – La Leggenda ha inizio, che ha, giustamente, come fine ultimo il pop-corn dello spettatore, non si può evitare di affrontare la realtà delle cose notando, per assurdo, un buonismo pulito e inadatto che pervade per tutto il film. Hercules, così come i miti greci, non sono mai state fiabe per bambini, ne, addirittura, lo era il film della Disney: nella pellicola di Renny Harlin, infatti, non si sprigiona mai quell’aurea di divinità emblematica ma oscura che è alla base dell’Antica Grecia; non c’è verve filmica, non c’è passionalità e, assurdamente, il rosso del sangue, obbligatorio in prodotti del genere, è annacquato, sbiadito, evitato. Intrecciando gesta da rivoluzionario, storia d’amore da romanzo rosa e vendetta dichiarata, l’Ercole dai capelli corti resta imprigionato nella dimensione terrena più che divina, rimanendo, dall’inizio alla fine, mitigato in un film troppo stretto per tutta la sua immane forza.

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