Il capitale umano: recensione film

DAL ROMANZO IL CAPITALE UMANO DU STEPHEN AMIDON VIRZÌ TRAE UN QUADRO SPIETATO DELL’ITALIA CHE SPECULA SULLA CRISI

Il capitale umanoGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 9 gennaio

DURATA: 109′

VOTO: 3,5 su 5

È sempre cosa difficile, e per questo molto spesso di scarso risultato, trasporre in maniera degna un romanzo, e la faccenda si complica ancora di più nel momento in cui un’opera narrativa come Il capitale umano di Stephen Amidon, affresco dell’America arricchita di oggi, viene – dopo molti tentativi dello stesso autore – preso in prestito dall’italianissimo Paolo Virzì che, con l’aiuto dei suoi fidi sceneggiatori Francesco Piccolo e Francesca Bruni, riesce a trasportare le vicende narrate nel libro in Italia e a rendere vergognosamente verosimili i suoi protagonisti.

Brianza, nella notte di Natale un ciclista è investito da un Suv. Ciò che è realmente accaduto risulta talmente poco chiaro da scombussolare la vita di due famiglie quella di i Giovanni Bernaschi, top rider della finanza, e quella di Dino Ossola, ambizioso immobiliarista sull’orlo del fallimento che si ritrova tra le mani una delle armi più potenti dell’umanità: il ricatto.

Il capitale umano non è unicamente il ritratto di un’Italia in crisi visto dagli occhi di chi su tale piaga specula ma è anche un racconto che mostra il modo in cui le assicurazioni approfittano, attraverso diversi parametri, sulla vita dando ad essa un prezzo ben preciso.

Senza intaccare le azioni principali del romanzo, Il capitale umano di Paolo Virzì, con un minuzioso lavoro di rilettura e riscrittura fatto dallo stesso cineasta insieme ai suoi co-sceneggiatori, porta sul grande schermo la visione degli stessi avvenimenti da parte di tre dei personaggi principali del racconto dando così un quadro delle azioni e delle reazioni attento ad ogni, immorale o ipovedente, punto di vista.

Quello che colpisce in positivo di questo dramma-noir all’italiana è il forte cinismo dei suoi protagonisti pronti, sempre e comunque, a usare e vendere i propri affetti in nome della ricchezza in una vera e propria capitalizzazione dell’umanità – come il titolo suggerisce – e dell’amore.

Il vasto cast che comprende, tra gli altri, Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni e Luigi Lo Cascio, da vita a un’opera corale e cattiva che in realtà non racconta nulla di nuovo sotto l’italico cielo ma lo fa senza la presunzione del giudizio e senza mai scendere a compromessi, nonostante i protagonisti della storia lo facciano sempre e comunque. Non vi è barlume di buonismo nella messinscena di Virzì né tantomeno di condanna o assoluzione: il regista, con la sua già più volte dimostrata capacità di raccontare attraverso l’occhio scrupoloso della sua camera, non sentenzia mai.

Come un dipinto Il capitale umano si limita a mostrare, con rigidi tratti, depravate dinamiche di una certa Italia bene, lasciando che sia poi lo spettatore a trarre le sue conclusioni condannando o assolvendo ciò che accade e chi lo fa accadere.

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