SU HBO IL VIA ALLA NUOVA MINISERIE CON MATTHEW MCCONAUGHEY E WOODY HARRELSON
La televisione americana, specialmente se via cavo, ha sempre sfornato ottimi prodotti quando si parla di crime polizieschi. Prendiamo la HBO, dove sono nate serie fortunate come I Soprano, Oz, Six Feet Under, The Wire, Game Of Thrones, e di recente The Newsroom. Si tratta di prodotti di alta qualità, pensati per una certa porzione di pubblico, dato che hanno una serialità da rispettare; sono introspettivi, molto spesso puntano più sull’evoluzione dei singoli personaggi, attraverso dialoghi e monologhi, che sulle vicende che li avvolgono.
True Detective è un serial poliziesco atteso da tempo da HBO. L’attesa però ne è valsa la pena, se si vede il cast composto da Matthew McConaughey (fresco del Golden Globe ricevuto grazie alla sua interpretazione nel film Dallas Buyers Club), Woody Harrelson (reduce da Hunger Games e Out Of The Furnace) e Michelle Monaghan. La serie è di genere antologica, seguendo la scia di American Horror Story, ovvero: ogni stagione è autoconclusiva, c’è una storia e sono coinvolti certi personaggi. Nel caso in cui la serie venga rinnovata per un secondo ciclo, si cambierà trama e attori.
La trama di True Detective è incentrata sulle vite personali e professionali dei detective Rust Cohle (McConaughey) e Martin Hart (Harrelson) che indagano su una serie di delitti a sfondo religioso compiuti da un serial killer in Louisiana. La vicenda si snoda nell’arco di 17 anni, dal 1995 (periodo in cui inizia la storia) al 2012, anno in cui viene riaperto il caso.
Andare d’accordo per i due detective non è estremamente facile all’inizio. Attraverso le voci fuori campo, flashforward in cui li vediamo nel presente, separati e non più colleghi, i due raccontano attraverso flashback come si sono conosciuti e come hanno iniziato ad indagare sul caso. Cohle è presentato come l’antieroe della situazione; è freddo, distaccato, si lascia andare a monologhi e riflessioni filosofiche sulla natura umana, forse come conseguenza di un lutto che ha cambiato la sua vita. Al contrario, Hart sembra il poliziotto e marito modello: sposato con due bambini, è il primo a tentare un approccio verso Cohle invitandolo a cena con la famiglia, dopo mesi che collaborano insieme.
Una sigla d’apertura che racchiude tutto il senso del telefilm: le atmosfere sono lugubri e malinconiche, complici forse le ambientazione della Louisiana come posti desolati e dimenticati da Dio – come dirà anche Cohle. Come cresce il rapporto tra i due detective, così ci aspetta di vedere anche l’alchimia tra i due attori: un Harrelson forse insolito in questa veste, che però riesce a interpretare benissimo, e un McConaughey che dimostra ancora una volta come meritarsi tutto il talento e i premi ricevuti.
Forse unica pecca da trovare sta nel caso d’omicidio a cui Cohle e Hart stanno lavorando: il corpo della giovane prostituta trovata nuda e accovacciata con delle corna di cervo in testa, ricorda molto un tema ricorrente in Hannibal, il serial della NBC.
Questa miniserie si compone di otto episodi a stagione (evidente è la struttura inglese nell’ordine delle puntate), e sarà interessante vedere come si snoderà la narrazione su due piani temporali (passato e presente), ma soprattutto i progressi che si avranno nella caccia al serial killer. Dimenticate The Killing e The Bridge; scritto da Nic Pizzolatto e diretto da Cary Fukunaga, dopo i primi assaggi del pilot, True Detective sembra promettere scintille nei prossimi episodi. Promosso a pieni voti.