Berlianale 64 – Die geliebten Schwstern: la recensione (in concorso)

DIE GELIBETEN SCHWSTERN, DIRETTO DA DOMINK GRAF, È UN POLPETTONE IN COSTUME PIÙ ADATTO ALLA TV CHE AL GRANDE SCHERMO

Tra corti settecentesche, parrucche, corpetti e triangoli amorosi giostra la vicenda di Die Gelibeten Schwestern. Il film, ovviamente in costume, è diretto da Dominik Graf e parla dell’incontro scabroso tra Friedrich e le sorelle Charlotte e Caroline. Il bel giovane, in seguito ad uno sfortunato incidente in acqua, viene salvato dalle due attirandosi l’interesso spasmodico delle ragazze. Tutti e tre si ritrovano invischiati in una situazione al limite, non volendo lasciarsi a vicenda e, nonostante tutto, continuando a portare avanti la loro segreta situazione.

Il film girato nelle ariose campagne tedesche, tra villoni e boschi, vuol cercare di mettere in scena una specie di scandalo a corte, triangoli imbarazzanti e situazioni per lo più discutibili e latentemente miserabili. Dominik Graf, regista tedesco noto soprattutto per i tv-drama, approda al cinema portando con se tutto il suo stile patinato, barocco e, soprattutto, spudoratamente televisivo. Tra primi piani che si alternano sulle espressioni interdette dei protagonisti, Die Geliebten Schwster, si palesa allo spettatore sotto forma di mega prodotto TV da quasi tre ore, spacciandosi, immeritatamente, per cinema.

La vicenda, se pur interessante e con qualche spruzzata di humor, concatena una serie di attimi che, alla lunga, finiscono per ripetersi diventando, oltre che noioso, anche ridicolo per una cornice inadatta al buio amniotico del grande schermo.

Die Geliebten  Schwstern, per quanto possa essere un tentativo, va collocato e riposizionato nella sua dimensione ideale, magari diviso in due parti ma da vedere, obbligatoriamente, seduti sul  divano di casa. Almeno da poter spegnere la TV non appena ne sentiamo il bisogno.

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