Berlinale 64 – ’71 (in concorso)

71

YANN DEMANGE CON ’71 DESCRIVE LA VICENDA DISPERATA DI UN SOLDATO INGLESE CHE LOTTA PER SOPRAVVIVENZA TRA LE STRADE DI BELFAST

”I can’t believe the news today, I can’t close my eyes and make it go away”, così, nel lontano 1983 gli U2 di Bono Vox cantavano la domenica di sangue, quel simbolo drammatico che fu il manifesto della guerra nazionalista dell’Irlanda del Nord contro il governo britannico. Non potevano chiudere gli occhi, non potevano credere nell’avvento positivo di una nuova era, nelle strada c’era violenza, negli anni ’70, in Irlanda, c’era la morte.

Gary, un soldato dell’esercito britannico, prende parte ad una spedizione militare per arginare la protesta tra le strade di Belfast. Alla sua prima missione, però, le cose si mettono male: resta bloccato, in seguito ad una rivolta, per i vicoli della città. Lasciato indietro dal suo plotone, inaspettatamente, Gary viene aiutato da alcuni nord irlandesi che gli offrono cure e riparo ma, ben presto, sulle sue traccie, arrivano alcuni rivoltosi dell’IRA intenti a eliminarlo una volta per tutte.

Yann Demange, con ’71, firma la sua prima regia con stile e senso cinematografico dirigendo un film che, per l’appunto, cerca di trasfigurare, almeno nella prima parte, la rabbia, il sangue e la latente voglia di libertà che dagli anni ’60 – e fino a pochi anni fa – aleggiava in tutta l’Irlanda del Nord. Storia ricostruita mista alla fiction, cinema action, esplosioni e voglia di sopravvivenza sono messi in scena senza cali di tensione, con una buona tecnica e con una messa in scena puntuale e pulita. Nella storia di base però, alla lunga, vengono fuori i limiti di un’opera ancora acerba; la sceneggiatura è stiracchiata e spesso cade dove invece sarebbe stato meglio accentuare la storia, facendo diventare una vicenda storica e importante una storia di vendetta personale, passando sopra al senso stesso degli avvenimenti che hanno scritto – e gli strascichi si sentono tutt’ora – la storia di una nazione fiera e orgogliosa. ’71, se pur con i suoi limiti, resta un punto di partenza cruento, nudo nella forma e dal cuore comunque rosso.

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