TRA MISTERI ANCESTRALI, TESTIMONIANZE DIRETTE E ABORIGINI AUSTRALINI THE DARKSIDE RACCONTA IL MISTERO DELLA VITA
Gli spirti assistono silenti le anime dei vivi osservandole, proteggendole e, alcune volte, dando loro dei segnali, delle luci. Gli avi sono le guide, le sicurezze, in una realtà odierna quantomeno minata dalla paura, dall’odio e dall’instabilità; ogni uomo ha il suo fantasma personale, ogni individuo ha un’empatia più o meno marcata nei confronti dell’aldilà e dell’essenza stessa della vita.
Tra natura selvaggia, passato, spiriti benevoli e aborigeni Warwick Thorton con il suo documentario The Darkside si mette alla ricerca, per l’appunto, del lato oscuro dell’animo, di quello che contiene e di ciò che c’è di più misterioso. Un’opera che interroga direttamente le persone che hanno avuto un contatto diretto con gli spiriti, mettendole a nudo, facendole parlare, in lunghissimi flussi di coscienza, davanti ad una telecamera fissa; non c’è preparazione, non c’è edizione e non c’è studio: solo la più totale liberazione da parte loro verso lo strumento che è la telecamera e, di conseguenza, difronte allo spettatore che resta assuefatto e incredulo ascoltando le loro parole.
Nello scenario australiano, il regista, giostra il suo percorso a cavallo tra due dimensioni differenti, divise solo da un flebile confine. Talmente debole che, alcune volte, il passato torna a bussare alla porta del presente e lo fa sotto forma delle persone che ci sono state a cuore e ora, nonostante siano scomparse, tornano a farci sentire la loro presenza, la loro voce. C’è una donna che libera lo spirito intrappolato di suo fratello, un uomo che porta i fiori ad uno spirito su di una collina e, ancora, un uomo del deserto con delle visioni ancestrali e, per finire, le voci degli aborigeni uccisi e vivisezionati che tormentano il ricercatore del museo. Thornton, con The Darkside, getta una prospettiva diversa su ciò che può essere la religione e il mistero; le voci dei testimoni alternano emozioni e paure, occhi lucidi e indelebile necessità di credere ancora in qualcosa di superiore.