CON FELICE CHI È DIVERSO AMELIO RACCONTA L’OMOSESSUALITÀ ATTRAVERSO LE STORIE DEGLI ALTRI IN UN’ANTROPOLOGICA E LUNGA RIFLESSIONE CORALE
DATA DI USCITA: 6 marzo
DURATA: 93′
VOTO: 3 su 5
E’ cosa recente l’outing di Gianni Amelio fatto durante un’intervista a La Repubblica. “Lo dico per tutti gli omosessuali, felici o no, io sono omosessuale” con queste parole il cineasta ha rivelato al mondo un segreto lungo 69 anni e forse non è un caso che il regista proprio in questo momento abbia diretto un documentario dal titolo lapalissiano Felice chi è diverso, trattando nel suo lavoro proprio il tema dell’omosessualità. O forse, al contrario, la sua dichiarazione è funzionale alla presentazione di questa pellicola.
Il docufilm di Amelio è semplice: una serie di interviste a donne e uomini avanti con l’età che nella vita si sono innamorate di persone dello stesso loro sesso. Lo spettatore diventa partecipe della vita, a volte anche drammatica, dei vari protagonisti del documentario e si vede coinvolto nella commozione di molti di essi al racconto, spesso toccante, di come a volte la loro natura sia stata definita deviata e di come, in passato e nell’età più fragile della giovinezza, sia stato imposto loro di cambiare.
Il titolo del documentario è tratto dalla poesia di Sandro Penna e tutti gli intervistati citano spesso l’intera strofa che recita “Felice chi è diverso essendo egli diverso. Ma guai a chi è diverso essendo egli comune”.
Amelio, con una semplicità genuina come i personaggi che si lasciano andare a forti ricordi avanti alla telecamera del regista, sottolinea la naturalezza di un sentimento anche attraverso la storia, romantica e liberatoria, di una coppia insieme da anni e che è riuscita a farsi accettare dopo tanto tempo dalle proprie famiglie. Tra le altre testimonianze che il cineasta propone anche Paolo Poli come rappresentate di chi, nell’arte, ha fatto della sua presunta diversità il proprio punto di forza. Nella carrellata di ricordi non poteva mancare quello legato a Pier Paolo Pasolini affidato Ninetto Davoli.
Non manca, nel documentario, una riflessione sul cambiamento dell’atteggiamento del nostro Paese nei confronti dell’omosessualità: quello che emerge dalla discussione antropologica è che molto è cambiato ma ancora la strada da fare perché gli omosessuali siano solo felici e non anche considerati diversi è lunga. Probabilmente siamo solo all’inizio. O forse, dati anche i fatti di recente cronaca, l’inizio deve ancora arrivare.