La miniserie TV Fleming, incentrata sull’uomo che voleva essere James Bond
Giornalista, scrittore e militare inglese. Questo era Ian Fleming. La sua figura è entrata nella leggenda, perché è stato colui che ha creato il personaggio di James Bond, la spia dal doppio zero e con la licenzia di uccidere che, prima di diventare uno dei franchise cinematografici più amati, era una serie di libri. Grazie a quel Casinò Royle, Fleming ha riscosso parevi favorevoli dal grande pubblico che lo ha eletto il “germoglio della letteratura”. Con tutto il suo fascino, Ian Fleming, rivive in un biopic televisivo che dal 29 gennaio viene trasmesso sulla BBC America. Quattro episodi per poter conoscere la gioventù dello scrittore che a tutti costi voleva essere come James Bond.
Mixando in una maniera non convenzionale il drama storico, il genere spionistico e la commedia, fin dai primi minuti lo spettatore viene catapultato in una Londra ad un passo dalla Seconda Grande Guerra, in un momento dove la stessa Inghilterra era vicina allo scontro con la Germania e titubante della sua alleanza con la Francia. In questo scenario socio-polito di grande tensione, conosciamo l’aitante Fleming. Dominic Cooper affermato attore cinematografico, sbarca in tv e convince nel ruolo di un Flemig giovane, scanzonato e dal grande fascino. Vissuto sempre all’ombra di suo fratello maggiore (Rupert Evans), Ian passa da una storia d’amare all’altra non curante del futuro. Quando gli viene proposto di entrare nella Marina inglese e poter così combattere un nemico silente, il Nazismo, Fleming pensa che di aver trovato il modo di riscattarsi di fronte alla sua famiglia. Diviso dall’attrazione per la splendida Ann (Laura Pulven vista anche nella seconda stagione di Sherlock) e l’ingenua Muriel ( Annabelle Walis), Fleming si rende conto che sia il suo fascino che l’acume, potrebbero essere l’ago della bilancia per salvare l’Inghilterra dal tracollo. Ma cominciano i bombardamenti e la morte di una persona a lui cara sconvolge la psiche del giovane idealista.
Seppur la sua natura tendenzialmente convenzionale, Fleming riesce a distinguersi. Elitario ma non troppo, il biopic sul papà letterario di James Bond, colpisce per irriverenza, simpatia ed un ritmo incalzante. Grazie ad un cast convincente (dove spicca sia un seducente Dominic Cooper che una bellissima Laura Pulven), ad una regia intensa e decisa, ad una recitazione very british, ad un’ambientazione barocca e decadente e grazie ad una colonna sonora di grande impatto, Fleming non è un semplice prodotto televisivo. Calato alla perfezione nella poetica della tv inglese, John Brownlow e Don MacPherson con Fleming portano sul piccolo schermo tutta la saggezza del cinema. Divertente ma anche ammiccante ed emozionante, l’uomo che voleva essere Bond, è la miniserie che tutti dovrebbero vedere. Non è infatti un semplice biopic ma un drama storico avventuroso e mai banale; Fleming infatti è un viaggio in un’epoca che fu dove, rispetto ad oggi, a contare erano i sentimenti ed il vero patriottismo
Dominic Cooper convinte nel dar vita ad un personaggio eclettico, seducente e dalla spiccata fantasia; sempre vestito come un vero lord inglese e la sigaretta accesa, il “suo” Fleming più che uno scrittore precursore dei tempi, è un eroe di guerra coraggioso, spregiudicato ma dal cuore tenero.