CON IN GRAZIA DI DIO WINSPEARE RENDE DONNA IL CORAGGIO
DATA DI USCITA: 27 marzo
DURATA: 127′
VOTO: 3 su 5
Non vi è un racconto ma vi è un lungo mostrare nel nuovo lavoro di Edoardo Winspeare, In grazia di Dio. Tre donne, tre generazioni, tre caratteri opposti tra loro e diverse beltà intorno alle quali girano uomini e sulle quali incombe la pesantezza di una crisi economica che attanaglia l’Italia e inginocchia il suo stuprato sud.
Salento: la mancanza di futuro colpisce anche una piccola fabbrica tessile e così Adele, la madre anziana, sua sorella che sogna di fare l’attrice ed una giovane donna che non pensa ad altro che a divertirsi sono costrette a reinventarsi l’esistenza e lo fanno svendendo un appartamento e trasferendosi in una baracca fatiscente e priva di elettricità che piano piano renderanno vendibile e proficua coltivando un orto.
Non vi è alcuna storia sullo sfondo di In grazia di Dio ma solo una serie di azioni che comportano reazioni e danno uno spunto per raccontare gli incontri e gli scontri di donne forti e diverse per età, tempra e aspettative.
Riuscire a rendere lo spettatore partecipe di un lungometraggio privo di una narrazione netta o, quantomeno, di un’evoluzione dei propri protagonisti non è cosa semplice ma Winspeare vi riesce bene.
Nonostante in molti punti sia palese che il cast è composto in maggioranza da attori esordienti la pellicola convince in positivo il pubblico che, da donna – come le protagoniste – o da uomo viene fagocitato in una realtà semplice ma tangibile e nel suo piccolo rivoluzionaria.
La questione meridionale non è mai finita ma Winspeare nella storia che racconta da la parziale, circoscritta e coraggiosa possibile risoluzione al problema mettendo la speranza nella mani di tre donne. Perché, nonostante dal genere del sostantivo non sembri, molto spesso il coraggio è donna.