PALLOTTOLE, SANGUE E AMORE PER LEON LA FAVOLA METROPOLITANA TARGATA LUC BESSON.
La vita è fatta di attimi: piccoli frammenti in continua costruzione, momenti così intensi nei quali la realtà alle volte si capovolge e ci proietta dentro interminabili buchi neri. Sono quei momenti bui, dove il sole è pronto a calare sopra le nostre teste e dove i sentimenti semplici e anche troppo sottovalutati come l’amore, l’amicizia e la speranza ci sorreggono e ci fanno digerire situazioni prima inaffrontabili. Lèon di Luc Besson, parla anche di questo, in modo crudo e diretto come un pugno nello stomaco.
Manhattan, quartiere Little Italy. Lèon (Jean Reno) è un uomo dalla mente semplice ma anche un inaffrontabile sicario privo di emozioni, meccanico e maniacale in ogni suo gesto, con un’unica regola imposta da se stesso: niente donne e bambini. Il suo lavoro viene regolarmente commissionato dal suo padre putativo e boss mafioso Tony (Danny Aiello). Un manipolo di uomini della DEA (Drug Enforcement Administration) raccomandati da un corrotto e distorto agente Stanfield (Gary Oldman) si recano a casa di un criminale al quale gli era stata precedentemente affidata una partita di droga. L’uomo, sottovalutando il poliziotto, fa resistenza e Stanfield, pronto a tutto pur di riavere la sua droga, ordina una vera e propria strage uccidendo ogni elemento della famiglia. Unica sopravvissuta resta la giovanissima Mathilda (Natalie Portman) che tornando a casa si rende conto dell’accaduto elemosinando un po’ di ospitalità da parte del vicino di casa, Lèon. Dopo un approccio diffidente l’assassino si affeziona molto alla ragazza e questo porterà i protagonisti a danzare un metaforico e lento valzer fatto di insegnamenti, crescita e amore. I loro sogni utopistici verranno però polverizzati dal desiderio di vendetta di Mathilda che porterà ad un escalation di eventi i quali concentreranno nuovamente l’attenzione del sadico Stanfield nei confronti della piccola e porteranno il silenzioso assassino a compiere delle scelte drastiche.
Scritto e diretto dall’ inspiegabilmente sottovalutato cineasta francese Luc Besson nel 1994, questa produzione franco – americana si impone prepotentemente tre le migliori Opere del genere.
I protagonisti di questa pellicola sono così diversi fra di loro eppure così vicini. Da una parte l’infantile disperazione di una gioventù rubata, dall’altra la scoperta di sentimenti prima ignorati, sepolti e celati da anni di sangue e violenza. Una dolce anomalia nella quale si ritrovano un antieroe, intimorito e al contempo curioso, e una oscura Lolita.
Il lavoro di Besson è maniacale e ogni personaggio è ben caratterizzato. I due protagonisti sono in simbiosi fra loro, pronti a combattere insieme per la sopravvivenza, nonostante l’abissale differenza d’età. Tony è il mentore di Lèon, tanto onorevole quanto codardo mentre l’antagonista, Stan, un potente agente dell’antidroga tossicodipendente, è la chiara rappresentazione di un sistema corrotto e mal funzionante.
L’opera di Besson è una vera e propria favola metropolitana dove amore platonico, dolcezza e ingenuità entrano in collisione con la follia e la perversione di un mondo crudo e feroce. Tutto questo trasforma una pellicola che parte come puro action in un dramma psicologico ricco di introspezione e crescita per i suoi personaggi. Lèon è un Cult che a distanza di anni continua a scavare nelle coscienze dello spettatore rimanendo, ancora oggi, un lavoro moderno e fresco in ogni suo passaggio.