Non buttiamoci giù: recensione film

L’INNO ALLA VITA SCRITTO DA NICK HORNBY, NON BUTTIAMOCI GIÙ, NELLA SUA VERSIONE CINEMATOGRAFICA PERDE DI CORAGGIO DIVENTANDO UN’OPERA DIVERTENTE E MAINSTREAM

Non buttiamoci giùGENERE: commedia

DATA DI USCITA: 20 marzo

DURATA: 96′

VOTO: 2,5 su 5

E’ dall’alba dei tempi  o, quantomeno, dei suoi tempi che che la settima arte attinge dalla sua sorella maggiore letteratura. Il fatto che ultimamente questo prestito sia divenuto quasi consuetudinario da una parte sancisce una crisi di originalità del mondo creativo del cinema mentre dall’altra sottolinea un buon prolificare di idee letterarie che, però, sono spesso snaturate e scritte strizzando l’occhio a un futuro sul grande schermo.

Tra i contemporanei eccelsi scrittori che spesso e volentieri, ma anche loro malgrado, si sono ritrovati le proprie opere trasposte al cinema troviamo l’inglese Nick Hornby. Anche in Italia Lucio Pellegrini ha tratto da un racconto dello scrittore il suo lungometraggio È nata una star?

Il tanto attingere dalla frenetica fantasia di Hornby ha portato lo stesso autore a cimentarsi nella sceneggiatura e a prestare, per la prima volta volontariamente, la sua penna per il film An education.

Se con Febbre a 90° e Alta fedeltà l’universo di Hornby non ha subito gravi molestie da parte dei registi che l’hanno preso in prestito in About a boy e E’ nata una star? il plot nato dalla sua fantasia è stato volutamente e gravemente reso mainstream tanto da allontanare l’autore.

Non buttiamoci giù è la quarta trasposizione cinematografica di un’opera di Hornby e, come ha sottolineato lo stesso autore, un romanzo introspettivo come quello da cui il film vuole derivare non può essere portato sul grande schermo se non con una cura particolare nella narrazione dei suoi personaggi. Cura che nella sceneggiatura Jack Thorne ha tralasciato.

Capodanno. Quattro londinesi si incontrano su un grattacielo con in comune nulla se non la contemporanea voglia di far la finita proprio quando tutto il resto del mondo festeggia un nuovo inizio. Gli aspiranti suicidi sono Martin, ex divo del piccolo schermo rovinato da uno scandalo sessuale, Maureen, madre single sfinita dall’assistenza di un figlio gravemente disabile, J.J.,  giovane musicista dai sogni infranti e Jess, rampolla di un importante uomo politico incapace di metabolizzare la scomparsa della sorella maggiore. Non riuscendo a compiere l’atto estremo i quattro decidono di provare ad andare avanti l’uno con l’aiuto dell’altro.

Se da una parte, come su detto, Thorne non e’ stato capace di rendere interessanti come avrebbe dovuto le introspezioni dei quattro aspiranti suicidi nonostante gli interpreti siano assolutamente perfetti per i loro ruoli, Toni Colette su tutti, dall’altra il cineasta non è stato minimamente in grado di trasporre in modo consono lo stile ironico colorato di sarcastico humor nero che ha fatto dell’opera di Hornby la perla letteraria che è puntando troppo spesso e con eccesso su toni melò.

Pascal Chaumeil non ha avuto il coraggio di osare e ha scelto, sia dal punto di vista registico che da quello narrative, la strada più facile impedendo ad Non buttiamoci già di poter essere quell’anti-dramma che è. Impedendo al suo film di diventare la versione cinematografica di un romanzo che è un urlato e intelligente inno alla vita.

 

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