ROBOCOP IL CYBER CRISTO REDENTORE DI PAUL VERHOEVEN
“Parte uomo, parte macchina,tutto poliziotto”.
Questa settimana è uscito nelle sale il tanto atteso remake del leggendario Robocop. Ma come cita un famoso proverbio popolare : “Mai abbandonare la strada vecchia per quella nuova”. Quindi, ancora una volta, facciamo un passo indietro e parliamo di un altro avveniristico Cult.
Chiaro agli occhi di tutti è che i malinconici anni 80′ sono stati una vera e propria fucina di idee della fantascienza, dalla quale grazie al genio di vari pionieri sono stati forgiati diversi classici. La pellicola è a tutti gli effetti un cristallino culto di quel periodo storico. Questo è un lungometraggio duro, cinico e volutamente sarcastico che, tramite una storia irreale, tocca i punti giusti, denunciando i gravi problemi societari, che rendono la storia attualmente valida.
Ci troviamo in una Detroit degradata e consumata da povertà e crimine. La OCP è una multinazionale che grazie ad un accordo di massima con l’amministrazione comunale prende il controllo della polizia, messa ormai alle strette dall’esponenziale crescita della delinquenza. In questo anarchico clima di instabilità il poliziotto Alex Murphy (Peter Weller ), durante una ronda di quartiere rimane coinvolto in una sparatoria con il criminale pluriomicida Clarence Boddicker (Kurtwood Smith). L’agente coinvolto ha la peggio, venendo brutalmente mutilato a colpi di fucile a pompa. La vita del protagonista è ormai appesa a un filo e proprio la OCP decide di usare il corpo morente per un nuovo progetto di sicurezza cittadina. Il 90% del corpo viene sostituito da parti meccaniche rivestite in kevlar e titanio, mentre il cervello viene collegato direttamente al sistema informatico della multinazionale con tre indiscutibili direttive primarie, più una celata, che condizionano l’atteggiamento del Cyborg. Ufficialmente l’agente di polizia Alex Murphy muore, lasciando il posto a Robocop, unità cibernetica programmata per difendere i deboli e spazzare via la criminalità dalle strade della città. L’incorruttibile macchina con decisione ed eccessiva violenza si troverà presto a fare i conti con nemici su diverse scale sociali e con il suo inconscio, che gli provoca dolorosi flashback attinenti al suo umano passato.
Robocop – Il futuro della legge è un film datato 1987 diretto dal visionario Paul Verhoeven che raffigura un distopico futuro prossimo. La trama di questa pellicola evidenzia il costante confronto tra uomo e macchina, argomento ad oggi ancora valido e denuncia la paura di un imminente futuro, dove il progresso viene immaginato come un avido mostro pronto a deglutire classi sociali meno adagiate.
La curiosità maggiore però è come il regista abbia volutamente accostato la figura di questo essere cybernetico a qualcosa di più profondo. L’olandese Paul Verhoeven, paragona la figura del cyborg a quella di un Cristo redentore, ma non troppo. L’eroe subisce una violenta aggressione rimanendo tremendamente mutilato. Questo serve ad enfatizzare la “passione” del personaggio che dopo una “resurrezione” artificiale ha il compito primario di proteggere gli innocenti e far rispettare la legge. Proprio come un robotico pastore che riporta le pecorelle smarrite nel proprio gregge.
L’immagine di Murphy è quella di un uomo che vuole vivere normalmente costruendosi un futuro con la propria famiglia, e proprio grazie ad essa, riesce in fine a sopperire alla forzata natura meccanica che gli era stata precedentemente impiantata.
Come per Total Recall anche questa Opera di Verhoven è dovuta passare sotto la forca del remake. Non rimane che incrociare le dita e sperare che, al di là della carne e del metallo, questa nuova versione non perda l’essenza del personaggio e della storia che vuole raccontare.