300 – L’ALBA DI UN IMPERO IL MALRIUSCITO COPIA INCOLLA DEL SUO PREQUEL
DATA DI USCITA: 6 marzo
DURATA: 102
VOTO: 2,5 su 5
Uscito nell’ormai lontano 2007 300 ha portato la critica ad avere pareri opposti fin dall’inizio. Se da una parte si tendeva a criticare l’eccessivo uso di effetti visivi da parte di Snyder, dall’altra un numeroso seguito di fan del graphic novel firmato da Frank Miller sono letteralmente impazziti per l’alta fedeltà con la quale è stata riprodotta la storia su pellicola. Oggi, 2014, il regista Noam Murro ci ripropone questa esperienza visiva, cercando di emulare il suo più celebre predecessore e lasciando una sensazione di forzatura.
Ispirato dall’ancora incompleto lavoro di Frank Miller, Xerxes, questo nuovo capitolo raccoglie le ceneri del suo prequel, spostando l’azione su un nuovo campo di battaglia, il mare. La storia si districa attraverso un arco temporale che narra gli eventi prima, durante e poco dopo gli accadimenti delle Termopili. Al comando dell’impresa c’è il generale ateniese Temistocle (Sullivan Stapleton) impegnato a unire tutta la Grecia sotto un unico vessillo di libertà, a capo di un esercito che cambierà le sorti dell’intera guerra. 300 – L’Alba di un Impero vede, ancora una volta, l’estrema resistenza da parte di un manipolo di uomini comandati da questo generale contro la massiccia invasione delle forze persiane, guidate dal Dio-Re Serse (Rodrigo Santoro) e da Artemisia (Eva Green), comandante della flotta persiana, mossa da un irrefrenabile istinto di vendetta nei confronti della sua patria natìa.
Tecnicamente il film è un’esperienza valida, anche se, non era difficile raccogliere l’esempio lasciato dal già sopracitato Zack Snyder. Il film nasce in 2D, ma successivamente è stato riconvertito in 3D, rendendo così l’esperienza più vivida agli occhi dello spettatore. La fotografia è praticamente identica all’Opera del 2007, quindi buona, ma l’eccessivo utilizzo dello slow-motion rende alcune scene interminabili. Unica nota realmente distintiva di Murro è il costante movimento della telecamera che, durante le azioni di battaglia più cruente, rende la scena più viva e fluida.
Una piccola parentesi va fatta sui protagonisti del film, incapaci di dare carattere ai propri personaggi, grazie anche a dei dialoghi, estremamente semplici e mal congeniati, che rendono i passaggi chiave surreali e banali.
Il materiale era tanto e il tempo a disposizione anche, neanche la filosofia spicciola del film riesce a dare un’impronta alla storia che, nonostante la promessa di un film di puro intrattenimento, fatica a decollare. Rimane la sensazione del compitino svolto senza sbavature, ma che non raggiungere la sufficienza. La voglia di osare del regista lascia il passo alla più prepotente brama della produzione nello sbrigarsi a dare in pasto al grande pubblico un altro film del genere cavalcando l’onda alta ma rischiando, di conseguenza, un brutto schianto.