Fermoimmagine: Fantastic Mr. Fox, il cartoon di Wes Anderson

INCURSIONE NEL CINEMA DI ANIMAZIONE PER ANDERSON, CHE PRENDE SPUNTO E CITAZIONI DALLA STORIA DEL (SUO) CINEMA PREFERITO

Tratto dall’omonimo libro di Roald Dahl, Fantastic Mr. Fox è stata la prima incursione di Wes Anderson nel mondo dell’animazione. Caratterizzato da uno stile unico, il regista non poteva certo compiere un simile esperimento senza distinguersi anche in quel campo: il risultato gli è valso una nomination all’Oscar, un magro incasso al botteghino e critiche entusiaste da tutto il mondo.

L’originalità del film inizia con la scelta della stop motion, già di per sè affatto scontata, che in più il regista declina come mai nessuno aveva fatto prima. Le sequenze animate vengono riprese infatti con una velocità di 12 fotogrammi al secondo al posto dei canonici 24, regalando allo spettatore una visione sincopata ma tutto sommato fluida, capace di mettere in risalto i più lievi movimenti delle pellicce e dei fili d’erba.

La realizzazione inconsueta prosegue poi con la registrazione del doppiaggio. Il ricchissimo e numeroso cast di attori chiamati a impersonare gli animali della foresta non recita le proprie battute in uno studio insonorizzato, ma in posti fedeli alle ambientazioni del film. Campi aperti, stalle, grotte sotterranee: George Clooney, Meryl Streep, Bill Murray e Jason Schwartzman vivono in prima persona le scene dedicate ai loro personaggi, circondati dai suoni di sottofondo che aggiungeranno una nota realistica a tutto il film.

La trama è poi costellata da citazioni cinefile, che certo non si rivolgono al pubblico dei più piccoli. In un commento puntuale del film (uno dei contenuti speciali presenti nei DVD della recente Criterion Collection) è il regista stesso a confessare che si possono ritrovare mosse coreografiche ispirate a West Side Story, una sequenza sentimentale tratte da Les Deux Anglaises et le Continent di Truffaut e una battuta rubata a Gioventù Bruciata, insieme a molte altre citazioni dierette e indirette. D’altra parte, sul piano dei contenuti la pellicola non solo reinventa con rispetto i temi della favola di Dahl, ma li trasforma in una divertente panoramica sulle costanti narrative care a Anderson.

Mr. Fox era un abilissimo ladro di galline, ma i giorni delle ruberie in coppia con Mrs Fox sono ormai un ricordo lontano. Padre di un problematico volpacchiotto, ora abita sotto un grande albero e cura una rubrica sul giornale locale, limitandosi alla tranquilla routine. L’irresistibile tentazione che offrono però tre grandi fattorie vicine, lo smisurato amor proprio e, in fondo, l’istinto primordiale da animale selvaggio, lo porteranno a concepire un’ultima ecclatante serie di colpi. Con risultati molto più complicati del previsto.

Il nucleo allargato delle volpi, con tutte le sue dinamiche interne, la comunità circostante di animali, i tre caricaturali fattori, ma soprattutto la narcisistica, a tratti superficiale, personalità del fantastico protagonista, si adattano infatti perfettamente a mettere in scena le problematiche familiari che I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou e Il treno per il Darjeeling avevano già esplorato. Senza contare che l’animazione permette ad Anderson di controllare con precisione assoluta qualunque dettaglio o gesto del proprio universo narrativo, regalando ai suoi ammiratori il film probabilmente più vicino alla visione artistica del regista.

 

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