HAROLD RAMIS, UNA VITA PER IL CINEMA
All’apice del proprio successo, Harold Ramis aveva confessato in un’intervista come il suo umorismo si fosse sempre ispirato all’amore per i film dei fratelli Marx, ma soprattutto ad una breve esperienza di lavoro in un istituto mentale del Missouri, svolta poco dopo la laurea. “Mi ha preparato per quando sono andato a Hollywood a lavorare con gli attori”, aveva spiegato sorridendo “E non solo con gli attori. È stato un buon allenamento per vivere nel mondo“.
Ramis nasce nel 1944 a Chicago, figlio di Ruth e Nathan Ramis, proprietari di un piccolo negozio di alimentari alla periferia della città. Brillante studente, scopre la sua vena ironica già alle superiori, iniziando a scrivere parodie e scenette comiche. Dopo il liceo si laurea alla Washington Univesity: lì scopre il mondo delle confraternite, diventando membro della Zeta Beta Tau. I primi lavori arrivano come insegnante e come giornalista freelance, mentre studia recitazione presso la compagnia specializzata in improvvisazione comica Second City. Qui nel 1972 conosce John Belushi e lo aiuta ad affinare il suo umorismo. In cambio, un paio d’anni dopo Belushi trascina Ramis e altri attori promettenti come Bill Murray a New York per lavorare nel programma radiofonico The National Lampoon Radio Hour.
Ramis non smette di scrivere e diventa lo sceneggiatore della SCTV, una serie comica in seconda serata basata su sketch e imitazioni: il successo è talmente immediato che il Saturday Night Live cerca di assumerlo, ma senza successo. Quando Ramis abbandonerà il programma sarà per dedicarsi alla sua prima sceneggiatura cinematografica, collaborando con Douglas Kennedy e Chris Miller. Il risultato è Animal House. Uscito al cinema nel 1978, il film straccia ogni record di incassi per una commedia, guadagnando ben 140 milioni di dollari. La comicità irriverente e anarchica della squinternata confraternita diventa leggendaria e lascia il segno nell’immaginario comune con le fattezze di John Belushi avvolto in una toga.
Da quel momento Harold Ramis diversifica la sua carriera come attore, regista, produttore e sceneggiatore, ottenendo successo in qualunque campo riversi il suo genio comico. Dal 1980 inizia la serie dei film realizzati in collaborazione con Bill Murray: scrive Polpette, scrive e dirige Palla da golf, scrive e recita in Stripes – Un plotone di svitati. Nel 1984 arriva il secondo successo mondiale e il ruolo che lo contraddistinguerà per tutta la vita: con Dan Aykroyd scrive la sceneggiatura della commedia di culto Ghostbusters.
Nei panni del dott. Egon Spengler in Ghostbusters e in Ghostbusters II cinque anni dopo, Ramis lascia alle generazioni frasi profetiche come “La carta stampata è morta“, metafore in grado di accostare l’energia psicoconnettiva a innocui dolcetti e avvertimenti universalmente validi come “Mai incrociare i flussi”, entrando nel novero degli scienziati indimenticabili apparsi sul grande schermo. Se l’acchiappa-fantasmi rappresenta il suo apice come attore, il suo film successivo da regista viene considerato il suo capolavoro. Nel 1993 produce, scrive, dirige e si ritaglia una piccola parte in Ricomincio da capo, l’ultimo film girato insieme a Bill Murray. La commedia incentrata sull’egocentrico metereologo costretto a rivivere all’infinito la stessa giornata non solo diverte il pubblico, ma lascia entusiasta la critica grazie al suo messaggio toccante e profondo.
Negli anni successivi la sua carriera a Hollywood procede tra grandi e piccoli successi. Scrive le sceneggiature dei due fortunati film con Robert De Niro, Terapia e pallottole e Un boss sotto stress, recita in Molto incinta e nel 2009 produce, scrive, dirige e recita in Anno uno, il suo ultimo film. Dal 2010 inizia la sua lotta contro la malattia: un’infezione dovuta ad una vasculite autoimmune, tra miglioramenti e ricadute, lo porta a spegnersi all’età di 69 anni il 24 febbraio.
“È il rapporto tra la commedia e la vita – è il confine dove ho scelto di vivere, e forse è la mia difesa contro la tragedia. È vedere la vita in equilibrio. Commedia e tragedia coesistono. Non si può avere l’una senza l’altra”.