I fratelli Karamazov: recensione film

CON I FRATELLI KARAMAZOV CINEMA E TEATRO SI AMALGAMANO IN UN TRIPUDIO DI BELLEZZA

UnknownGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 27 marzo

DURATA: 110’

VOTO: 3,5 su 5

In un momento in cui l’occidente è colpito da una crisi non solo economica ma anche intellettuale, arriva – con coraggio – in una ristretta cerchia di sale, una pellicola tanto intelligente quanto poderosa: I fratelli Karamazov in lingua originale.

L’opera presenta i membri di una turbolenta famiglia russa dominata da un pater familias volgare ed arrivista. La trama del film si sviluppa attorno all’assassinio del capofamiglia e al conseguente processo nei confronti di Dimitrij, il figlio primogenito accusato di parricidio.

Diretto da Petr Zelenka, I fratelli Karamazov è magistralmente interpretato da attori teatrali,  protagonisti dell’adattamento de I fratelli Karamazov che apparentemente non sembrano preoccupati di quello che ad essi ruota attorno fino a che il dramma di un manovale il cui figlio è in coma dopo essere caduto da una passerella li colpisce in modo prepotente la compagnia.

Il luogo dove lavora il manovale, la fabbrica, si trasforma in un grande palcoscenico dove lo stesso uomo trova una valvola di sfogo nell’arte. L’arte che salva il mondo, l’arte che salva la carne e lo spirito dell’uomo. Ma sarà l’arte a salvarlo o l’arte rappresenta un piacere momentaneo? Se da un lato la fabbrica diventa palcoscenico, dall’altro lo spettatore partecipa allo spettacolo. Pur non essendo conscio di ciò egli entra nel sistema e gli attori si spogliano dei loro ruoli umanizzandosi. Gli attori-uomini si muovono fra vecchi macchinari e giovani operai intrattenuti da quello che effettivamente è un break alla loro vita monotona. Tutti si ritrovano all’interno della recita con la conseguente sovrapposizione della finzione e realtà.

La maestria del regista è quella di alleviare il contenuto dell’opera attraverso battute secche, memorabili, divertenti, veloci mai volgari. I momenti leggeri assolutamente non frivoli sono legati quelli in cui lo spettatore si pone domande sul dovere, sul dubbio, sulla ragione, il libero arbitrio, la fede, la famiglia. Il film la dice lunga sul rapporto “odio-amore” del regista con gli attori, paragonati a dei bambini sfuggenti, creature baciate da Dio. E a proposito di Dio è innegabile come, intrattenimento e temi tragicomici a parte, il tema della fede e del divino pregni il film.

La Divinità ha un suo ruolo, non solo all’interno della pellicola ma nella società Ceca stessa. Il tema è affrontato seguendo un percorso comico e tragico passando per il blasfemo, si uccidono così gli “idoli” e si sputa sull’icona di Papa Giovanni Paolo II. Il risultato finale è poderoso, dall’alta spettacolarità e teatralità.

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