APPREZZAMENTO DI UN GENITORE SUL MESSAGGIO MORALE DELL’ULTIMO FILM DI EDOARDO WINSPEARE
Ho visto In grazia di Dio, l’ultimo film di Edoardo Winspeare, portato a Berlino, molto prima che fosse presentato al Festival, ed ora, già recensito in quell’occasione, sta per uscire nelle sale (27 marzo, distribuito da Good Films) e posso finalmente scriverne. Ho letto quello che ne hanno scritto i colleghi presenti a Berlino, e, per fortuna, quasi tutti ne parlano bene. Dico per fortuna perché questo non è un film che strizza l’occhio al pubblico, tanto meno al “critico”. Girato interamente in Puglia, nella provincia leccese, recitato in salentino, In grazia di Dio è davvero un bel film italiano. C’è molta verità, profondità, delicatezza. E’ una storia che preferisce stare sulle persone più che sulle linee narrative.
Sullo sfondo della crisi economica, una famiglia matriarcale (l’unico uomo, il fratello, emigra in Svizzera), reinventa una modalità di vita per aggirare l’ostacolo, e così facendo, tornando alla radice delle cose, alla terra, permette a queste donne di tornare a se stesse. Tre generazioni, quattro caratteri assai diversi, tutte le sfumature di una femminilità forte, a tratti irriverente, ma così vera che in ognuna di loro molte donne possono ritrovare le proprie paure, incertezze, desideri. La storia è piuttosto semplice, e non propone né una risoluzione, né un completo finale: sono piuttosto i sentimenti messi in gioco, quelli dei legami familiari, sentimentali, che ci aprono il cuore e la mente.
Una nonna che si innamora, una ragazza che non sa se amare, una madre severa con se stessa, una zia sognatrice, una terra che sa essere accogliente e allo stesso tempo dura, il profumo del mare, la volontà di farcela. Tutto questo ci offre In grazia di Dio. Per questo, non vediamo l’ora di vederlo nelle sale. E che resista il più a lungo possibile.