La Grande Bellezza suggella il successo del cinema italiano all’estero, da sempre apprezzato agli Oscar
Ormai è fatta, l’Academy ci ha (ri)dato l’Oscar come Miglior Film Straniero, Paolo Sorrentino ed il suo La Grande Bellezza hanno incantato la giuria americana regalando un trionfo all’Italia che, in barba ai detrattori, ha nuovamente dato lustro e luce ai nostri artigiani cinematografici. Quella statuetta la, sempre ambita con un sussurro che non si sa mai, stretta stretta nelle mani di Sorrentino, suggella l’apprezzamento del cinema italico negli States che, in un modo o nell’altro, è sempre stato omaggiato, raffigurato e studiato; basti pensare a Tarantino e Scorsese, da sempre grati ai nostri Fellini, Rossellini, De Sica e a tutto quelle commedie che hanno fatto da apripista a molte pellicole d’oltre oceano.
Il cinema italiano quindi, a conti fatti, sembra essere applaudito più in America che qui in patria, a dimostrazione del fatto che le opere italiane, proprio agli Oscar, hanno ricevuto più statuette come Miglior Film Straniero di tutti gli altri paesi del mondo. Nemmeno i nostri cugini francesi, inventori della cinematografia ma non del cinema stesso (se ne volete saperne di più cercate chi era Filoteo Alberini), hanno saputo far di meglio, portando a casa dodici statuette contro le nostre quattordici. Francia e Italia, infatti, si contendono il podio, seguite alla lontana dalla Spagna che ha in bacheca quattro Oscar, stesso numero per il lontano Giappone e, a seguire, troviamo la Russia, la Danimarca, l’Austria; solo tre statuette alla Germania e addirittura nessuna ai paesi del Sud America. A chiudere la classifica, invece, molti paesi africani, Algeria, Sud Africa e Costa d’Avorio contano un solo Oscar.
Un vanto del cinema italiano, quindi. Il massimo riconoscimento che un film può ricevere, dato praticamente dal cinema al cinema stesso, l’Oscar, l’emblema ed il simbolo immortale del successo, del traguardo. Quest’anno, come non succedeva dal ”Roberto!” del 1999 di La Vita è Bella, l’Academy ha voluto sottolineare la nostra cultura, spessa, intelligente, capace, con una storia infinita alle spalla ma che, ottusamente, in Italia viene troppo spesso – e troppo facilmente – accantonata, dimenticata e calpestata. Ora, si spera, che il vento sia cambiato, che sia arrivata, dopo tanto tempo, la bellezza tanto attesa.