CUT, IL MOCKUMENTARY CHE RAPISCE

GENERE: drammatico

DURATA: 78′

Videocamera alla mano, un’inchiesta da fare. Non un gioco da ragazzi per il giovane reporter freelance Max, al suo primo incarico lavorativo, al quale viene assegnato un pezzo sul gruppo anarco-insurrezionalista dei Giovani Turchi. Ma intervistare individui del genere, non prende neanche in considerazione l’essere comodamente seduti in una sala con taccuino e penna e registratore. Max deve infatti infiltrarsi nel gruppo, automunito di occhiali-telecamera che registrano ogni suo passo. Dalla sua inchiesta, non solo uscirà un importante testimonianza storico-politica sulla condizione sociale dei nostri tempi, ma ne sarà girato un vero e proprio documentario con tanto di interviste che fanno da intervallo alle sequenze di repertorio.

Ma tutto ciò, sarà vero? Assolutamente no. I tre registi Riccardo Romboli, Giulio Valli e Nico Di Lalla hanno infatti messo in scena un mockumentary, ovvero un falso documentario che racconta una storia nello stile del genere ma che in realtà è un film pensato e scritto a tavolino. Quel che ne è uscito fuori è Cut, un interessante film indipendente che confonde e affascina fin dalle prime scene.

Le tre menti artistiche rendono così omaggio al cinema nel cinema, sfruttando gli studi cinematografici per creare un’opera che non è niente di nuovo ma che in fin dei conti riesce a catturare lo spettatore per il tema attuale da loro scelto. Cut è un film drammatico e allo stesso tempo salvato da un pizzico di ironia che fa capire fin dove la realtà falsamente arriva. Dal ritmo incalzante e in continua fretta di raccontare le vicende, che vanno dall’analisi della società politica in una delle sue più estreme caratteristiche alla conoscenza di un giovane alle prime armi in un mondo del lavoro nel quale o tiri fuori il coraggio e senso d’adattamento e ci aggiungi un pizzico di personalità, oppure – giustamente o meno – proprio neanche ci metti piede.