RIFF 2014 – Iriria Niña Tierra: intervista al regista Carmelo Camilli

IRIRIA NIÑA TIERRA, CARMELO CAMILLI: ‹‹ L’UOMO E’ ANDATO OLTRE IL PROPRIO RUOLO DIVENTANDO IL CANCRO DELLA SOCIETA’››

Iriria Niña Tierra è un progetto che parte da lontano con una lunga gestazione durata cinque anni. Dopo un viaggio di tre mesi il regista Carmelo Camilli, esaminando da vicino la comunità indigena Bri Bri-Cabecar, esplora il rapporto uomo natura. Partendo dal particolare con più ampio respiro si arriva a trattare uno dei più grossi nodi della società: la tematica ambientale. La Costa Rica è lo scenario di questo documentario dove bellezza, magia e spiriti si uniscono per dar voce al rapporto, spesso conflittuale, tra essere umano e natura.

Questo è il tuo primo lavoro, come è iniziata la tua carriera da regista?
Carmelo Camilli: Lavoro come cameramen per la Reuters e per altre varie società e mi è capitato  di occuparmi  di documentari dal linguaggio televisivo. Sognavo di fare documentari, avevo voglia di raccontare qualcosa e realizzare un prodotto interamente mio.

Come nasce l’idea di Iriria Niña Tierra, c’è qualcosa che ti ha spinto a realizzare questo documentario?
Carmelo Camilli: Tutto nasce da un viaggio che ho fatto cinque anni fa, ho raccolto il materiale in loco e ogni cosa è stata improvvisata. C’è stato un documentario che mi ha spinto ad intraprendere questa strada, è stato l’Undicesima Ora. Volevo che il mio prodotto avesse un punto di vista culturale con un diverso approccio alla natura. Sapevo che lì avrei trovato cosa stavo cercando, sapevo che quelle persone mi avrebbero fornito un diverso approccio nei confronti dell’ambiente. L’uomo è andato oltre il proprio ruolo diventando il cancro della società.

Da un punto di vista personale cosa ti ha insegnato questo viaggio?
Carmelo Camilli: Il più grande insegnamento è stato che non si possono controllare le  cose, ho imparato a mollare  attaccamento e controllo. Sembrava quasi che questo documentario volesse prendere forma, nonostante i problemi, a volte molto grandi, tutto si risolveva come se lui stesso volesse trovare il suo tempo. Iriria è diventato come un parallelo con un mio ciclo di vita, in questi anni sono successe tante cose, sono cambiato.

Ci hai confessato che Iriria è stato quasi un parallelo con un tuo ciclo di vita, non ti senti scoperto nel raccontare una parte di te al grande pubblico?
Carmelo Camilli: Sì mi sento un po’ scoperto, è una sfida esporsi al giudizio sia positivo che non. Ho la paura che il mio lavoro non possa essere all’altezza, essendo per me la prima esperienza mi ci sono buttato in modo spesso impulsivo. Non è facile competere con documentari di grandissimo livello, ma è emozionante, aspetto questo momento da tempo.

Stai già pensando al tuo prossimo lavoro?
Carmelo Camilli: Certo ci sto già pensando ma non posso svelare nulla. Posso solo dire che ora con la precedente esperienza alcune cose le farei al contrario.

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