THE STALKER E’ UNA STORIA ATTUALE DI VIOLENZA DI GENERE
DURATA: 93′
Proprio qualche settimana fa si è celebrata la giornata contro la violenza sulle donne. Da qualche anno a questa parte, almeno ogni due giorni si sente un fatto di cronaca che racconta di un femminicidio. Programmi televisivi, romanzi, processi famosi, denunce, persone che conosciamo: ovunque si parla di violenza di genere, spesso messa in atto da chi quella donna diceva di amare. I motivi? I più disparati, dalla gelosia all’ossessione, da una storia finita male ad una mai iniziata. Ciò che resta è il fatto, la ferita che si porta dentro la persona più fortunata, la mancanza che lascia ai cari quella che invece trova la morte.
The Stalker, seconda prova alla regia di Giorgio Amato, racconta una delle tante storie di persecuzione di donne, una storia d’amore finita nella quale lui non si rassegna al punto. L’uomo in questione è Lucio Melillo, una guardia giurata che tormenta la sua ex moglie e ne diviene ossessionato ancor più nel momento in cui gli tolgono qualsiasi tipo di diritto sulla figlia nata dal loro matrimonio. Inizia così una storia di violenza nei confronti della ex moglie e del suo nuovo compagno, che trova la serenità soltanto nei momenti in cui viene a contatto con la piccola Adele.
Grazie all’occhio attento di Giorgio Amato e al buon lavoro sul personaggio interpretato da Victor Alfieri, la figura del persecutore in The Stalker viene ben descritta e sviluppata attraverso un’attenta caratterizzazione della sua psicologia e mettendo ben in evidenza le varie fasi di instabilità razionale che lo caratterizzano. Quel che viene fuori è un buon thriller con tinte noir, che riesce a trasmettere il dramma delle vittime troppo spesso lasciate sole di fronte all’evidente pericolo. E’ un film vissuto e da capire, fatto da silenzi come anche molte parole, che sicuramente cattura l’attenzione dello spettatore e non risulta mai banale.
Si classifica, in sostanza, come un prodotto indipendente di ottima qualità. Uno di quelli che sarebbe quasi un dovere morale far uscire nelle sale, perché su alcuni argomenti, invece di parlare, bisognerebbe mostrare.