A 70 ANNI SE NE VA ANGELO BERNABUCCI, CARATTERISTA GAGLIARDO, ORGOGLIOSO E VERACE
Oggi tutti vogliono essere protagonisti e, quando sentono la parole comprimario, spalla, non protagonista, gli attori e le attrici subito si stizziscono, volendo per loro le copertine, i titoli, gli applausi. Peccato però, peccato perché non si ricordano – o forse non vogliono ricordarsi – che la grandezza del cinema italiano, quello passato, esportato, invidiato e studiato, è fatto sì dai grandi nomi ma anche e soprattutto dai caratteristi, quelle interpretazioni al limite della macchietta, quei volti spesso stropicciati e sporchi che andavano a riempire le pellicole della nostra memoria con interpretazioni dialettali, veraci e passionali, dando così al film la tangibilità di essere qualcosa di molto vicino al pubblico. Caratteristiche fisiche ben precise, cadenze e accenti, mosse sempre uguali ma alla fine sempre diverse, così per ogni pellicola e per ogni storia a cui prestavano la propria faccia. Tina Pica, Carlo Pisacane, Tiberio Murgia, Anna Longhi e Nino Terzo sono solo pochi dei nomi che hanno fatto immenso il cinema italiano, quando ancora era sacrificio e artigianalità.
Col tempo però la figura del caratterista è andata via via scemando, facendo perdere, di fatto, quei simboli recitativi e interpretativi che hanno fatto la storia del grande schermo tricolore. Megalomania, ego smisurato, attori e interpreti con il bisogno forzato di essere al centro della locandina, sentendosi sempre e comunque protagonisti di un cinema che invece stenta a tornare vivo, Oscar (meritati) a parte. Non ci sono più, e quelli che restano sono troppo spesso dimenticati, rintracciabili e godibili solo grazie a internet, in quel calderone che è YouTube e che, con un po’ di fortuna, permette di rivedere, divertendoci, quelle pellicole con quei caratteristi che non ci sono più. Uno di questi è sicuramente Angelo Bernabucci, uno degli ultimi, sinceri interpreti, scomparso silenziosamente e orgogliosamente a 70 anni; ricoverato al Fatebenefratelli ma fino alla fine con il cuore nella Roma del centro, in quella via Giulia fatta di rampicanti ed edere, a due passi dall’ex casa del suo amico Carlo Verdone.
Se ne va, quindi, Giuseppe Bernabucci, orgoglioso, gagliardo e senza vergogna, dalle spiccate note comiche e dall’inconfondibile romanità, intrisa e stampata nel suo rauco tono vocale, gretto e schietto. Un attore vicino al popolo già dal 1988, nella sua storica, prima interpretazione nel ruolo cult di Walter Finocchiaro nel film-manifesto Compagni di Scuola, scritto e diretto proprio da Carlo Verdone. E poi arriva Fratelli d’Italia di Neri Parenti, partecipa anche in Vacanze di Natale ’90 e ancora Fantozzi e tanti, tantissimi lavori al fianco di Christian De Sica.
Un attore Bernabucci proveniente dalla verità e dalla sincerità, amatissimo dai colleghi per la sua simpatia e ancor più amato da quel pubblico a lui sempre molto legato che ora, sicuramente, lo ricorderà sorridendo, ripensando alle sue battute e alla sua sganasciata e contagiosa risata.