Blockbuster memories: Jesus Christ Superstar

JESUS CHRIST SUPERSTAR È STATO IL PONTE DI COMUNICAZIONE TRA ROCK E RELIGIONE

Durante i rivoluzionari anni 70′ il compositore inglese Andrew Lloyd Webber portò sulle scene dei più famosi teatri londinesi il musical Jesus Christ Superstar, immediatamente il musical arrivò a calcare i più celebri palchi di Broadway. Nel 1973, il regista e produttore Norman Jewison, riadattò quest’opera insieme allo sceneggiatore Melvyn Bragg per il grande schermo.

La trama trae spunto dalla vita di Gesù di Nazareth, focalizzandone l’attenzione sui suoi ultimi 7 giorni di vita prima di morire. Il tutto coadiuvato da un cast quasi vacanziero in quel di Israele formato da giovani attori e ballerini.

Si capisce fin dalle prime battute che le colonne portanti di questa storia sono quelle dell’ovvio protagonista Gesù (Ted Neeley), l’antieroe Giuda (Carl Anderson) e dall’equivoca Maria Maddalena (Yvonne Elliman ). Gli stessi Nelley e Anderson ricevettero una doppia candidatura ai Golden Globe del 1974, senza però aver fortuna.

Il regista oltre ad affrontare la concitata passione di Cristo attraverso una serie di interessanti ed evocativi spunti musicali rock, riesce a contrapporre la figura di un impotente figlio di Dio, con quella di un possente e quasi prepotente Giuda appositamente scelto di etnia afroamericana.

Nonostante l’evento biblico in sé serva a insegnare altro, nel film il vero protagonista sembra essere proprio il traditore Giuda che, tramite un canto viscerale completato da una potente interpretazione, oscura chiunque condivida la scena con lui, persino lo stesso Messia.

La pellicola si rende attuale grazie a piccoli tocchi antimilitaristi o pacifisti, simbolizzati da una visione di carri armati nel deserto e con una scena finale dalla splendida fotografia artistica, che dipinge la crocifissione di Cristo ispirandosi fortemente alla pittura fiamminga.

Il successo raggiunto all’estero dal film non bastò ad abbassare i toni di polemica nel Belpaese,  di fatto fu messo sotto scansione totale da parte dell’Osservatore Romano, che ovviamente lo considerò blasfemo, in quanto colpevole di accostare la cultura hippie con i Vangeli. Fortunatamente per noi spettatori, il film ebbe ed ha tutt’ora un enorme successo e vive ancora grazie alle molte trasposizioni teatrali riproposte da più paesi.

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