Devil’s Knot: recensione film

Devils-Knot

DEVIL’S KNOT RACCONTA UN TERRIBILE FATTO DI CRONACA IN UNA TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA CONFUSA E MAI CARICA, AVVOLTA DA UNA FITTA NEBBIA DI ALLUSIONI E INCAPACITÀ ESPLICATIVA

devil-s-knot-locandinaGENERE: thriller

DURATA: 114′

USCITA: 8 maggio

VOTO: 2,5 su 5

Un giorno come tanti, una famiglia come molte. Una passeggiata in bici con gli amici di sempre. Era il 1993. Avevano solo 8 anni. Un altro errore giudiziario forse, l’ennesimo in America. Un caso di omicidio nascosto tra ombre e violenza efferata. Devil’s Knot si ispira così a fatti realmente accaduti.

A West Memphis tre adolescenti furono condannati per l’uccisione di tre bambini di soli otto anni. Il caso fu raccontato dai media come la conseguenza di un rito satanico, ma sin da subito la sentenza non convinse. L’unica vera prova fu la confessione di uno dei tre giovani presunti assassini di cui in seguito si dimostrò un leggero ritardo mentale. Ad aiutare i ragazzi fu l’ispettore privato Ron Lax, interpretato nel film da Colin Firth, che non convinto delle prove raccolte si impegnò nell’aiutare i loro avvocati per salvarli dalla pena di morte. Dopo venti anni di carcere gli adolescenti sono stati rilasciati. Una storia, questa diretta da Atom Egoyan, che disturba e inquieta.

Peccato che tutte le ombre presenti nella realtà siano state riportate nella trasposizione cinematografica in modo titubante creando un’estrema distanza che, a parte creare allusioni, non riesce a rappresentare gli avvenimenti né tantomeno a coinvolgere nella finzione cinematografica. Eventi talmente confusi e celati sotto acque salmastre da essere difficilmente riproducibili. Nella pellicola non traspare alcuna risoluzione, le immagini si susseguono cariche solo di quella forza tragica che la storia porta in sé. Si esce dalla sala confusi e certamente sconvolti dall’ennesimo nerissimo fatto di cronaca. Nemmeno la presenza di Colin Firth salva il tutto, qualcosa manca, una nube di fumo grigiastro copre ogni cosa, anche le intenzioni del regista. Ovviamente il fatto raccontato ha un carico talmente forte di emotività che sarebbe impossibile non sentirsi intimamente coinvolti.

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