INTERVISTA AL GIOVANE REGISTA TORINESE CHE STA VIVENDO IL SUO SOGNO DI LAVORARE AD HOLLYWOOD
Cercando una prospettiva unica all’interno dell’immenso mercato del cinema americano, abbiamo deciso di dare spazio ad un talento italiano che ogni giorno si adopera per emergere nel sistema del cinema di Hollywood, laddove sembra non esistere pietà per gli emergenti, ma che in effetti da modo e spazio ai giovani di cullare i loro ambiziosi progetti.
Uno di questi è Echoes, un cortometraggio italiano che è atterrato nella Città degli Angeli, che di cinema vive e campa, e che in quanto thriller psicologico di qualità sta facendo il giro dei piani alti della Hollywood che conta. Abbiamo incontrato qui a Los Angeles il suo autore e regista, Andrea La Mendola, che sta lavorando ad un suo lungo, un progetto ancora segreto. Gli abbiamo fatto qualche domanda legata al suo lavoro più importante…
1. Partendo dal titolo, cosa significa per te Echoes?
La parola stessa in inglese da un senso di suspence, di eleganza, a tal punto che se dovessi scegliere un qualche accostamento nella letteratura classica sceglierei le Metamorfosi di Ovidio e nello specifico la figura del Narciso, che ha un soggetto molto simile. La domanda a cui cerco di rispondere è l’estremo narcisismo di una persona fin dove può spingere la mente umana? Echoes mi ricorda anche come la bellezza di un ricordo appaia e scompaia in un lampo…
2. Pensi che i registi italiani abbiano bisogno di supporto per emergere in America?
Domanda assai complicata, veniamo da realtà professionali e culturali completamente differenti. Non è facile per un regista/autore italiano entrare nel sistema Hollywood. Gli americani conoscono i nostri registi del neorealismo, su tutti Fellini e il suo lavoro. Un grande cinema che appartiene però al passato, che ora dovremmo riprendere in mano come fonte d’ispirazione e dare al nostro cinema d’esportazione un approccio differente, moderno e più adeguato ai tempi.
3. Come un filmmaker indipendente può lavorare ad Hollywood?
Ci sono alcune corsie preferenziali o situazioni particolari che hanno giovato ad alcuni durante la loro carriera. Una cosa su tutte avere magari grande successo con un precedente corto girato in Italia o per una sceneggiatura incredibilmente funzionante che, una volta spedita ai produttori più influenti del settore, magari viene scelta per diventare un film. Tra i punti focali per “svoltare” consiglio di conoscere il mestiere a menadito, quindi sicurezza nei propri mezzi, avere una visione unica della storia che si vuole raccontare ed esser veramente bravo nelle pubbliche relazioni.
4. Quali sono le qualità per affermarsi come professionista?
C’è un grande momento di introspezione che deve affrontare. Poi capire come lavorare in team e accordarsi con una serie di complessi caratteri e professionisti del settore, che proprio come lui hanno una propria idea del film. Poi analizzare il mercato e capire la miglior cosa da offrire in termini di storia, non per forza commerciale è chiaro, ma la chiave per le porte del Regno. Poi avere una dote innata di improvvisazione sul set, che si unisce alla cura nei dettagli durante le riprese.
5. Qual’è il futuro prossimo tuo e di Echoes?
Echoes ad oggi è distribuito a livello commerciale su Indieflix, Roku e Xbox e sta andando molto bene, sono soddisfatto. Il film ha concluso anche il suo percorso festivaliero e i risultati ci hanno confortato molto, tra premi vinti e applausi ricevuti. Qualche volta lo mostro ancora in pubblico, ma al momento sono focalizzato sul mio prossimo film, un lungometraggio in effetti, che è un progetto ancora segreto. Sarà un adattamento e un thriller psicologico anche questo, il prossimo passo per un futuro che sto scoprendo un passo alla volta. Una cosa mi ha insegnato Hollywood è aver sempre pronto un progetto e lasciar correre i film già realizzati. Qui si tratta di un espressione culturale del cinema che per me ti spinge a dire: su quale storia voglio lavorare adesso??
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