In nomine Satan: recensione film

IN NOMINE SATAN, IL FILM TRATTO DAL CASO DELLE BESTIE DI SATANA

in nomine satan locandina filmGENERE: drammatico/thriller

DURATA: 96′

USCITA IN SALA: 24 Aprile 2014

VOTO: 3,5 su 5

4 morti accertate: 3 omicidi (Chiara Marino, Fabio Tollis, Mariangela Pezzotta), 1 suicidio autoindotto (Andrea Bontade). 1998-2004, gli anni degli orrori. 6 condannati: Nicola Sapone, Paolo Leoni, Andrea Volpe, Elisabetta Ballarin, Eros Monterosso, Marco Zampollo. Nomi che rimandano ad un fatto della tristemente recente cronaca italiana, conclusosi, per modo di dire, nel 2007 con la conferma delle condanne definitive da parte della Cassazione. Meglio conosciuti come le Bestie di Satana, scorrono i brividi lungo il corpo al solo rievocare il loro nome. In nomine satan dell’esordiente Emanuele Cerman, si è preso coraggiosamente il compito di riaprire un brutto capitolo della nostra storia, appellato anche all’estero come uno dei casi più sconvolgenti dal secondo dopo guerra.

L’indagine cinematografica da il suo primo ciak esattamente dove l’indagine della polizia ha avuto inizio: il ritrovamento in stato confusionale di Elisabetta Ballarin e la versione confusa e discordante di Andrea Volpe. Inizia così un percorso che alterna day-by-day a flashback e che va ad indagare i fatti e i pensieri – addentrandosi addirittura nei sogni – dei personaggi chiave per la risoluzione del caso: le bestie, gli uomini della polizia, il procuratore. Partendo da un punto di vista interno, Cerman a turno da voce a quella che è la versione personale di una violenza di gruppo senza scrupoli, fatta da persone allo sbando per eccesso di alcool e droga ma realisticamente con i piedi per terra nel pianificare sevizie e omicidi.

Torna dunque alla ribalta una storia che i media hanno seguito con i riflettori puntati, e sulla quale fin troppi giudizi – spesso prematuri – sono stati dati. Una vicenda come questa rimette in ballo il significato di “società”, fa rivalutare i valori dominanti e scruta dentro le case di ogni cittadino che si sente partecipe di un dolore dei cari delle vittime che potrebbero essere membri delle loro stesse famiglie. Il dolore provato fa rabbia nei confronti di un male gratuito che si è sottovalutato, e la cui giustizia si è cercata per anni una volta che si è rivelata con nome e cognome.

La telecamera in spalla di Emanuele Cerman fa entrare nel vivo di una vicenda ancora troppo chiaramente viva nella mente di molti per rimanerne indifferenti. Perchè è di fronte al male, nella lotta contro di esso, che i popoli si uniscono: in questo caso nella commiserazione di un dolore universale. Tutto questo è In nomine Satan, il quale maggior pregio è proprio nel non aver banalizzato una storia così raccapricciante, ma anzi nell’averla innovata di riflessioni, di spunti dai quale partire per provare a dare un senso soprattutto laddove esso si fa fatica ancora a trovare.

 

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