INTERVISTA A LAURA MORANTE PROTAGOGONISTA DI NESSUNO MI PETTINA BENE COME IL VENTO
Laura Morante dopo la sua parentesi dietro la macchina da presa con Ciliegine ritorna ad essere la protagonista assoluta di un lungometraggio e lo fa, a 20 anni di distanza da Tracce di vita amorosa, recitando nel nuovo lavoro di Peter Del Monte, Nessuno mi pettina bene come il vento:
Che ne pensa del forte confronto tra adolescenti feriti e adulti che il film Nessuno mi pettina come il vento mette in mostra?
Il rapporto tra ragazzi e adulti nel film è gestito senza manicheismo, cioè non si dice che uno ha torto o ragione su tutto. Il pregiudizio e la solitudine sono di tutti, i personaggi ne sono responsabili. C’è un rapporto forzato tra i protagonisti. La figlia rimane lì, non si sa bene perché. Lei vive in esilio volontario ma è costretta a entrare in rapporto con questa ragazzina che anche ha dei pregiudizi verso la donna – quando dice che se la tira. Il film è un modo di esplorare come il pregiudizio ci condanni alla solitudine. Qualcosa è successo, non si vede poi come continuerà la vita dei personaggi ma questi pianeti non saranno più gli stessi.
È particolare il rapporto tra la protagonista e la bambina…
Penso che entri in gioco il fatto che si tratti di una donna che ha rifiutato la maternità, così come il contatto con il mondo. La bambina le impone con ostinazione un rapporto. Più di tutto c’è la curiosità e uno scatto di orgoglio in Arianna che si vede facilmente perdente verso la bambina che le suggerisce una prospettiva a cui lei non ha pensato ma in modo pregiudiziale, non ha neanche tentato di sposare il punto di vista dei ragazzi. È una sfida che la bambina lancia: fammi vedere se il pregiudizio è fondato. Lei non vuole perdere.
Com’è stato recitare con una persona così giovane?
Io credo che la cosa su cui lavoro di più è cercare di non cadere nei miei clichè, anche a costo di non piacere. Non mi piace ripetermi, magari poi comunque non riesco. I ragazzi non devono cercare freschezza per cui io invece mi arrovello. Confrontare l’adulto con il ragazzino è come confrontare un vestito bianco con la neve. Naturalmente il primo sembrerà giallino. L’attore dovrebbe sempre camminare sul filo, lì nasce l’emozione, non sulla trave che il mestiere può creare.
Com’è stato ritrovare Peter 20 anni dopo Tracce di vita amorosa?
L’avevo conosciuto poco perché avevo lavorato pochi giorni, lo conoscevo in quanto amico di Nanni Moretti. Questo è stato invece un lavoro lungo, l’ho conosciuto meglio ma comunque resta misterioso per me.
Di recente hai esordito come regista con Ciliegine. Il piacere di fare l’attrice è ancora lo stesso o dopo aver provato questo altro tipo di soddisfazione, prevale la regia?
Ho cominciato a fare l’attrice senza voglia, pensavo si trattasse solo di una cosa di passaggio. Mi sono innamorata dopo del mestiere, a un certo punto, come nei matrimoni di ragione. Poi per caso, a me piace scrivere, Ciliegine doveva essere girato da un altro poi il produttore ha avuto l’idea di farmi provare. Mi sono divertita, è un’ esperienza che mi piacerebbe ripetere. La differenza rispetto al passato, per quanto riguarda la recitazione, è che ora se devo fare brutto film soffro, preferisco non farlo.