Nymphomaniac Vol. II: recensione film

CONTINUA L’EPOPEA DI JOE, TRA ERRORE E VERGOGNA, IN NYMPHOMANIAC VOL. II

Nymphomaniac Vol. IIGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 23 aprile

DURATA: 123′

VOTO: 4 su 5

Nel primo volume le protagoniste di Nymphomaniac erano Joe e la sua vergogna ma, nella seconda parte dell’opera di Lars Von Trier, al centro della scena, come fulcro del dialogo e delle digressioni raccontate a Seligman (Stellan Skarsgård), ascoltatore non silente ma privo di giudizio, vi sono gli errori.

Joe è una persona che per tutta la vita ha collezionato fallimenti: ha fallito come donna, ha fallito come madre, come amante. Anche il suo continuo donarsi a uomini diversi ha alla base l’incapacità di provare piacere se non, poi scoprirà, attraverso il dolore. Si punisce spesso, Joe, e lo fa anche nei suoi continui tentativi di regalarsi un orgasmo che la porteranno ad avere lesioni fisiche, una sorta di auto-infibulazione, estrema condanna per un’esistenza totalmente egoriferita. È tutto sbagliato nella vita di quella donna interpretata magistralmente da Charlotte Gainsbourg, attrice feticcio di Von Trier, e perfetto volto irregolare e privo di emozioni della ninfomane che per tutta la sua esistenza tenta di redimersi, arrivando anche a tentare di curarsi da se stessa, da quella che poi capirà essere solo una donna che domanda i suoi diritti. Ma se alla fine Joe si concede il perdono, l’amore misto a una sorta di maternità surrogato diventando mentore di una giovane fanciulla dal tumultuoso passato, il destino non riserva per lei la stessa gentilezza colpendola ancora una volta e trascinandola ad agire, di nuovo, nel peggiore dei modi.

Nel primo volume Von Trier ha scelto immagini metafora come corollario della storia della sua protagonista ma stavolta sono le parole al centro della scena. I dialoghi tra Joe e Seligman toccano tematiche importanti e usano idiomi che formano concetti fastidiosi per le orecchie dei più, tanto sono al di sopra della mera antiretorica della retorica. L’empatia tra quelli che sono due sconosciuti è data dal loro essere opposti. Pensieri forti vengono toccati dalle loro frasi che arrivano dare umanità a ogni tipologia di deviazione sessuale trattenuta con forza tra i denti, anche la pedofilia.

L’incontro/scontro tra Joe e Seligman non è altro che quello tra due prototipi di personalità diverse: quella che per tutta la vita ha lottato, anche contro se stessa, ritrovandosi poi col viso tumefatto e sporco di piscio per aver peccato di fiducia, e quella che si è nascosta tra i libri privando la sua esistenza di ogni fisico piacere fino a cedere, nel peggiore dei modi, agli umani istinti.

Il finale di Nymphomaniac non è lieto e il concetto stesso di fiducia viene, alla fine, minato e messo in discussione. Vince l’Ego, vince lo sbaglio, vince la punizione in questo lavoro eccelso che conferma la grandiosità della mente di Lars Von Trier tanto nella regia quanto nella scrittura quasi mitologica della vita di una donna che se fosse nata uomo e avesse fatto lo stesso identico percorso non sarebbe stata, ai suoi e agli altri occhi, così sbagliata.

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