The Amazing Spider-Man 2 – Il potere di Electro: recensione film

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THE AMAZING SPIDER-MAN 2 – IL POTERE DI ELECTRO ALTERNA LA MASCHERA INVINCIBILE DEL SUPEREROE AL CUORE SEMPLICE E PULSANTE DI UN RAGAZZO INNAMORATO

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GENERE: cinecomic

DATA DI USCITA: 23 aprile

DURATA: 152′

VOTO: 3 su 5

La paura di perdere la cosa che si ama di più al mondo è, forse, la sensazione più brutta e terribile che l’uomo possa conoscere. Non esistono regole e certezze, ne tantomeno può aiutare il tempo, con il suo incessante ticchettio, a rasserenare l’animo tormentato e impetuoso, legato alla speranza di un altro individuo, aggrappato al suo amore e impegnato nella lotta costante di proteggerlo e difenderlo. Proteggere sfidando il tempo, abbracciare combattendo la malvagità del mondo, amare nonostante la pericolosità di tale parola, così grande e così unica, elettrizzante alla sola consapevolezza di provare per qualcuno l’anteros, l’empatia, l’unicità di due impulsi elettrici che, collegati, generano la bellezza, l’energia, la luce. E il bello di tutto questo è che non serve essere speciali, non serve aver super poteri perché anche nel più piccolo e semplice individuo, con i sogni ed una vita normale, si nasconde la stratosferica luce in grado di irraggiare e custodire il domani della mano che stringe.

La missione più grande di Spider-Man, anzi, di Peter Parker (Andrew Garfield), è proprio questa: mantenere la promessa fatta in punto di morte a George Stacy, e cioè di proteggere sua figlia, nonché amore di Peter, Gwen (Emma Stone). Tra un grattacielo e l’altro, quindi, Spider-Man, dovrà vedersela questa volta con il suo conflitto interiore, diviso tra uomo e superuomo, e dalla minaccia terribile di un Harry Osborn (Dane DeHaan) disperato e in preda alla malattia degenerativa che ha ucciso suo padre Norman. Harry, infatti, per guarire, ha bisogno del sangue speciale di Spider-Man ed è pronto a tutto pur di ottenerlo, tanto da allearsi con il terribile Electro (Jamie Foxx).

Dietro la macchina da presa, nel secondo capitolo del reboot sull’Uomo Rago (dopo la serie di Sam Raimi), c’è ancora Marc Webb che continua, per l’appunto, a raccontare la storia Made in Marvel di Peter Parker in The Amazing Spider-Man 2 – Il Potere di Electro. Questo secondo, spettacolare e sincero film su uno degli eroi più famosi dei fumetti prende subito due strade linguisticamente diverse; la storia intraprende, nella sempre protagonista New York City, due narrazioni interlacciate che saltano di grattacielo in grattacielo, alternando il tormento privato di un amore e la semplicità di un ragazzo che, prima di tutto, è un uomo senza maschera, vulnerabile e angosciato da un passato oscuro e misterioso, complicato ancor di più da un presente – e qui entra in gioco il parallelismo narrativo – che lo vuol traduzione perfetta di quelle responsabilità immani che la speranza si trascina con se, facendosi pesante e alcune volte effimera, ma pur sempre indispensabile per chi ancora riesce a credere nel bene. Proprio la speranza è ciò che contraddistingue l’eroe, nella seconda sintassi cinematografica del film, facendolo fautore di un combattimento continuo e logorante verso le forze del male, nate, come in questo caso, dalla disperazione e, di conseguenza, pronte a qualunque cosa pur di annientare e schiacciare ogni tipo di barlume. Quindi, se da una parte c’è il cuore pulsante e vero di un uomo innamorato, dall’altra c’è la maschera che combatte un cattivo spietato e folle ma che, nonostante la sua estetica impeccabile, non riesce mai ad essere all’altezza della parola male, non diventando mai l’opposto intelligentemente malvagio di un personaggio apparentemente invulnerabile, protetto, prima che dai suoi poteri, dall’amore che lo spinge a sacrificare il bene comune per degli enormi e infiniti occhi verdi. The Amazing-Spiderman 2, altresì, è prima di tutto la storia di quello che si trova sotto il bozzolo, rendendo il supereroe umano e puro, nonostante il compito che si è prefissato di portare avanti, cercando di evitare, letteralmente, gli ingranaggi di un orologio che fa scorrere il tempo verso un destino da cui è impossibile proteggersi.

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