Tim Hetherington, dalla linea del fronte: recensione film

TIM HETHERINGTON, DALLA LINEA DEL FRONTE: UN’OPERA CHE FA MALE

tim hetherington dalla linea al fronte locandina filmGENERE: documentario

DURATA: 79′

USCITA IN SALA: 3 Aprile 2014

VOTO: 4 su 5

Click, una foto ricordo. Click click, chi l’avrebbe mai detto che una foto scattata in questo piccolo angolo sperduto avrebbe fatto il giro dei continenti. Click click click, eccolo il mondo in cui viviamo attraverso gli occhi, i gesti e le vite delle persone che lo popolano. Luoghi remoti, luoghi di guerra; popolazioni affamate, povere, private di una serenità quotidiana e pur sempre cittadini del nostro stesso pianeta; corpi trucidati sullo sfondo, donne che piangono figli dispersi in primo piano; rovine abitate che al pensiero che qualcuno abbia il coraggio di chiamarle ‘case’ viene una stretta allo stomaco che non se ne andrà per un bel po’; montagne sterili tra gli alberi delle quali si sentono spari, in lontananza. Tim Hetherington, il nome di un fotoreporter di guerra che ci avvicina a questa esistenza ignota che solo alcuni di noi possono conoscere grazie ai più approfonditi servizi dei tg. Lui, in prima linea sul fronte con al collo la sua macchina fotografica, è stato il professionista che meglio ha saputo raccontare tragedie di interi popoli e devastazioni di vite che la guerra lascia inesorabilmente lungo il suo corso.

Tim Hetherington, dalla linea del fronte è l’omaggio cinematografico che l’amico-compagno di (dis)avventure Sebastian Junger ha voluto rendergli dopo la sua prematura morte, durante gli scontri a Misurata, nella guerra civile libica del 2011. Morto sul campo mentre svolgeva il suo lavoro, insieme erano stati in Afghanistan per documentare la guerra con Restrepo, opera che si conquistò anche la candidatura all’Oscar. Come chi ha visto il documentario sa, l’obbiettivo di Hetherington non si fermava sui cadaveri tumefatti che sono ormai diventati drammaticamente mainstream, ma andava alla ricerca dell’umanità e della sofferenza di chi invece rimaneva, con quella parte di cuore persa per sempre, che segnava le anime e si domandava quale fosse il labile confine tra la giustizia, la violenza, e la giustificazione di una causa di guerra.

Un ritratto vero era quello che riusciva a fotografare, spietatamente vero: aveva la capacità di ferire con l’arma dell’obbiettivo noi che siamo sulle nostre comode poltrone e che leggiamo gli articoletti sulle guerre che ci sono in giro per il mondo, senza interesse reale, ma giusto per cultura personale. Hetherington era uno di quelli che amava il suo lavoro e che attraverso esso realizzava sé stesso nel riuscire a rendere un dolore e una situazione locale, in una universale.

Il lavoro di Junger, Tim Hetherington, dalla linea al fronte documenta tutto questo e ci regala un’istantanea del reporter le cui foto non potremmo più avere il piacere di vedere. Delle foto che, come i libri, come i film, come una canzone, sono attimi di vita rubate al tempo.

 

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