5 Centimeters per second, Viaggio verso Agarta e l’ultimo gioiello: Il giardino delle parole, al cinema per un solo giorno
Nel 2007 esce il secondo lungometraggio di Makoto Shinkai, ovvero 5 Centimetri per secondo. La vicenda non ha più nulla di fantastico ma, tornando alla semplicità del primo cortometraggio, racconta con minuzioso realismo e delicatezza commovente la storia di Takaki e Akari. Attraverso tre capitoli, dedicati rispettivamente all’infanzia, all’adolescenza e all’età adulta, viene mostrata la nascita del profondo sentimento tra i due e la sua evoluzione nel corso degli anni.
Il film vince numerosi premi e svela una nuova sfumatura della poetica del regista: Shinkai riesce a cogliere la bellezza e la tragedia che si nascondono nella vita di tutti i giorni, componendo con pochi ma significativi episodi un quadro universale sui sentimenti. Non solo per la profondità dei temi, ma anche per la cura minuziosa di ogni aspetto visivo, il lungometraggio segna l’ingresso in una nuova fase artistica, più matura e consapevole.
Quattro anni dopo il Viaggio verso Agarta conferma e rafforza quest’impressione. Asuna è una ragazzina che ha dovuto imparare a crescere in fretta: il padre è morto quando lei era ancora molto piccola e la madre, che lavora come infermiera, è costretta a lasciarla spesso sola a causa dei turni lunghi e estenuanti. Rifugiarsi tra le montagne per ascoltare la vecchia radio amatoriale lasciatale dal padre è un passatempo per sfuggire alla solitudine, ma un giorno Asuna capta una musica che non sembra appartenere a questo mondo. La melodia si rivelerà l’annuncio di una straordinaria avventura e presto Asuna si ritroverà a viaggiare verso il cuore di Agartha, un antichissimo mondo sotterraneo.
Shinkai rinnova il suo repertorio un’altra volta, dando vita a un mondo popolato da creature spaventose e dei misericordiosi. Sullo sfondo brillano paesaggi sempre nuovi e straordinari, ormai marchio di fabbrica del regista, mentre al centro della storia si delinea un tema inusuale per i lungometraggi d’animazione. Asuna e i suoi compagni di viaggio rappresentano infatti tre possibili reazioni di fronte al dolore della perdita: in un caso l’avventura si unisce addirittura alla mitologia, in una rilettura della tragedia di Orfeo e Euridice. La bellezza del film si misura nei suoi molteplici livelli di lettura, che lo rendono allo stesso tempo una favola emozionante e una prova di riflessione quasi mistica.
Il 21 maggio arriverà nelle sale italiane, per un giorno soltanto, l’ultimo film di Shinkai, Il giardino delle parole. Come in 5 Centimetri per secondo, la trama abbandona la fantasia per raccontare una storia realistica, scaturita dall’incontro fortuito di due persone comuni. Takao è un giovane studente che sfrutta le giornate di pioggia per inseguire il suo sogno: invece di andare a scuola, si rifugia altrove per disegnare e progettare scarpe, affascinato dalla precisione e dalla fantasia di questo antico mestiere. Un giorno sotto il gazebo di un parco incontra Yukino, una giovane donna che sembra trascorrere le sue giornate pigramente, senza uno scopo.
Un semplice angolo verde di Tokyo sotto la pioggia diventa uno scorcio di paradiso, splendido e lussureggiante, la presentazione dei personaggi sfiora ormai la perfezione e il controllo del montaggio è assoluto. Makoto Shinkai nell’arco di quindici anni ha saputo sviluppare il suo potenziale e rafforzare i propri punti deboli, mettendosi continuamente alla prova nell’affrontare generi e tematiche diverse. Nello stesso anno in cui il regista che ha sempre ammirato come maestro, Hayao Miyazaki, dà il suo addio al mondo dell’animazione, è un piacere e una consolazione aspettare il suo prossimo progetto.