Una serie di staordinarie interpretazioni insieme a grandi registi come Thomas McCarthy, Sidney Lumet, Frank Oz e Alexandre Rockwell
Oggi conosciuto e ammirato in tutto il mondo per la sua interpretazione nei panni di Tyrion Lannister nella serie Game of Thrones, Peter Dinklage in realtà vanta alle sue spalle una lunga e interessante filmografia iniziata quasi ventanni fa, nel 1995. Dopo aver collezionato parecchi ruoli secondari, tra cui spicca una breve comparsa al fianco di Will Ferrell in Elf, nel 2003 ottiene la sua prima parte da protagonista. L’occasione che gli permette di rivelare tutto il suo talento è The Station Agent, il film d’esordio dietro alla macchina da presa di Thomas McCarthy.
La storia, semplice e toccante, segue le vicende di Finbar McBride, un taciturno appassionato di treni che condurrebbe una vita comunissima, se non fosse per le reazioni della gente di fronte alla sua statura. Alla morte del suo miglior amico Fin si ritrova senza lavoro, ma proprietario di un vecchio ufficio abbandonato lungo la ferrovia del New Jersey, lasciatogli in eredità. La nuova sistemazione e una serie di incontri imprevisti lo porteranno, volente o nolente, a confrontarsi e aprirsi con il resto del mondo.
La delicatezza e l’ironia della sceneggiatura, opera dello stesso McCarthy, si accompagnano a un cast di comprimari sorprendente e azzeccatissimo. Bobby Cannavale e Patricia Clarkson formano con Dinklage un terzetto dai perfetti tempi comici, mentre una giovane Michelle Williams reduce da Dawson’s Creek brilla con semplicità nel ruolo della bibliotecaria locale. Il film vince il premio BAFTA per la miglior sceneggiatura originale e frutta a Peter Dinklage svariate nomine per la sua performance.
Nel 2006 prende parte al penultimo film del celebre regista Sidney Lumet, Prova a incastrarmi. Basato sulla vera storia del processo più lungo e articolato mai messo in piedi contro la mafia organizzata, il film si regge sulla sorprendente interpretazione di Vin Diesel nei panni di Jackie DiNorscio, l’unico degli imputati a difendersi da solo. Peter Dinklage siede accanto a lui come il più acuto degli avvocati difensori, diviso tra preoccupazioni professionali e sincera simpatia per il protagonista.
L’anno dopo affina il suo accento britannico e vola oltreoceano per collaborare con Frank Oz alla sua commedia nera Funeral Party. Dinklage si unisce alla divertente girandola di imprevisti e piccoli drammi familiari che la morte del patriarca (e la sua cerimonia funebre) scatenano in un’apparentemente tranquilla famiglia della campagna inglese. Prenderà poi parte, con lo stesso ruolo, anche al trascurabile remake americano del 2010.
Il 2010 è però anche l’anno di uscita di Pete Smalls is Dead, di cui Dinklage è sia protagonista che, per la prima volta, produttore. La quarta pellicola del regista indipendente e innovativo Alexandre Rockwell sfrutta al meglio i suoi poveri mezzi per riprodurre il più possibile un veritiero, toccante e ironico viaggio per i meandri di Los Angeles. La bravura di Peter Dinklage trova un’ulteriore conferma ed entra in perfetta armonia con quella di attori come Mark Boone Junior, Tim Roth e Steve Buscemi. Nel cast compare anche la bellissima Lena Headey, con cui Peter Dinklage stringe amicizia: un anno dopo sarà lui a proporla per il ruolo della sua perfida sorella, Cersei Lannister, nella serie televisiva che lo renderà famoso in tutto il mondo, Game of Thrones.