Foxcatcher: recensione film

MILLER RACCONTA LA VERA, TRAGICA, STORIA DEI FRATELLI SCHULZ

locandina foxGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 12 marzo 2015

DURATA: 132 minuti

VOTO: 3,5 su 5

2005: un fantastico Philippe Seymour Hoffman vestiva i panni di Truman Capote in A Sangue Freddo un lungometraggio diretto da Bennet Miller il cui fulcro era la figura dello scrittore statunitense e, in particolare, la decadenza dell’animo dello stesso autore di Colazione da Tiffany. 2011: sempre Miller porta sul grande schermo Moneyball, un’elegante storia di sport. A tre anni dall’ultima sua fatica Bennet Miller torna sul grande schermo con un lungometraggio che unisce i suoi due ultimi lavori mescolando lo sport con il declino personale attraverso vicende, realmente accadute, nella storia di Mark e di suo fratello David Schultz, lottatore campione olimpico alle Olimpiadi del 1984 a Los Angeles.

Foxcatcher, ovvero cacciatore di volpi, è il nome che il milionario John du Pont diede alla sua squadra di lotta libera nata per capriccio e grazie alle sue possibilità economiche corteggiando i fratelli campioni olimpici di wrestling Dave e Mark Schultz e convincendo il primo nell’immediato grazie a promesse di denaro e fama. Oltre ad essere un magnate proprietario di un’azienda chimica du Pont era anche un uomo pieno di ossessioni e deviato dal particolare rapporto con la madre. La sua fissazione di diventare l’allenatore della migliore squadra di lotta libera al mondo rovinò le prestazioni e poi la vita di entrambi i fratelli Shulz.

Attraverso la storia di du Pont e dei due fratelli lottatori Miller attacca tutta quella categoria di persone che definendosi patrioti in realtà non fanno altro che comprare, soldi alla mano, i sogno e l’anima di chi, per necessità economiche e familiari, è in vendita ponendo sullo stesso piano della colpa gli uni e gli altri.

Tra abbracci e lotta priva di esclusione di colpi Channing Tatum e Mark Rufffalo creano nella finzione di vicende realmente accadute una simbiosi totale e dando una prova attoriale che stupisce con forza e tenerezza. Il vero mattatore della scena resta Steve Carrel che nelle irriconoscibili vesti di du Pont risulta essere il meno empatico dei personaggi che Foxcatcher mette in scena rendendo palese quanto l’onnipotenza del denaro possa generare mostri di maniacale avidità.

Miller dirige una storia che ripercorre nella sua narrazione i tempi dello sport che ne è protagonista tra attacchi pause e prese improvvise che capovolgono l’intero racconto.

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