Godzilla: recensione film

TORNA SUL GRANDE SCHERMO GODZILLA IL SESSANTENNE SAUROPODE DEL CINEMA

GodzillaGENERE: avventura

DATA DI USCITA: 15 maggio

DURATA: 123’

VOTO: 3 su 5

Il nuovo reboot che vede come protagonista il temibile essere creato da Ishiro Honda e diretto stavolta da Edwards Gareth ha un immenso rispetto per Godzilla, Godzilla il Salvatore, ma molto meno per la sua narrazione che sembra volersi adagiare sulla spettacolarità delle immagini che il lungometraggio regala.

1954: i test nucleari effettuati dagli americani nell’Oceano Pacifico risvegliano un’enorme creatura anfibia, ritenuta leggendaria dalla mitologia orientale, chiamata ‘Gojira’. Quando la marina americana tenta di ucciderla con un’esplosione atomica in quello stesso mare, definendola un ulteriore test, la creatura abnorme inizia a vagare nelle profondità dell’Oceano fino a quando un antico nemico, chiamato Muto, comincia a minacciare la sua sopravvivenza, costringendo il mostruoso essere a riapparire, portando distruzione ovunque vada. Attorno alle vicende che narrano le epiche avventure di Godzilla e dei suoi nemici ruotano quelle di esseri umani la cui vita, in un modo o nell’altro, è stata minata da devastanti dolori causati dall’esistenza delle mostruose creature. Il cast d’eccezione composto da Aaron Taylor, Juliette Binoche, Sally Hawkins, David Strathairn e Bryan Cranston non è giustificato affatto dalla banalità delle storie di cui sono protagonisti gli attori che sembrano essere inutili riempitivi di umana retorica.

Il mito di Godzilla è nato in Giappone esattamente 60 anni fa dall’esigenza, conseguente alle catastrofi Hiroshima e Nagasaki, di riscattare il paese dallo strapotere americano: per questo motivo Honda creò un mostro, ispirandosi a Il risveglio del dinosauro lungometraggio statunitense diretto da Eugène Lourié, palladino della natura, arrabbiato sauropode in conflitto con la terra. Questa matrice naturista di Godzilla è rimasta intatta nel nuovo film che lo vede come protagonista e in cui vengono palesemente denunciati gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, delle sue atomiche e la presunzione dell’uomo che si ritiene in grado di controllare la natura. Godzilla dimostra che non è questa la verità ma che la realtà sta nel suo contrario dove è la natura, stuprata dall’uomo, ad avere in mano il controllo. Godzilla dimostra tutto questo a suo modo con una camminata goffa, pesante, distruttrice quasi suo malgrado e una rabbia che devasta tutto senza voler fare, realmente, del male a nessuno se non ai suoi nemici, se non per difendersi.

Lars Von Trier fondò il movimento cinematografico Dogma 95 insieme a Thomas Vinterberg con l’obiettivo di purificare la settima arte dalla cancrena degli effetti speciali: scopo esagerato, forse, e ad oggi completamente anacronistico eppure vedendo Godzilla ci si rende conto quanto perda la narrazione nel momento in cui un’opera, tolta la buona dose di computer grafica che sbalordisce, non ha una vera storia da raccontare.


 

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