Grace di Monaco: recensione film

GRACE DI MONACO, LA FAVOLA POSTMODERNA DELLA SPLENDIDA GRACE KELLY

grace di monaco locandina filmGENERE: biopic drammatico

DURATA: 103′

DATA DI USCITA: 15 Maggio 2014

VOTO: 3 su 5

La vita delle principesse è sempre una favola, almeno così ci hanno insegnato i cartoni animati con i quali siamo cresciuti sin da piccoli. Certo non tutto fila liscio come l’olio, in nessuna storia succede altrimenti non sarebbe una signor storia. Ma il bene finisce sempre per vincere sul male, e il lieto fine è ormai un habitué, sempre parlando di mondi incantati. La vita reale però non è così e le principesse moderne sono eroine che devono pagano a caro e duro prezzo la loro felicità, rintanandosi in castelli sfarzosi più grandi della loro stessa immaginazione e spendendo il loro tempo tra l’amore per la famiglia, l’amore per sé stessi e l’amore per l’altro, spesso e volentieri sposando campagne sociali, come la principessa Diana insegna in La storia segreta di Lady D.

Grace di Monaco, di Olivier Dahan, segue esattamente lo stile del biopic sopra citato di Oliver Hirschbiegel, focalizzando la storyline nell’arco di un determinato tempo di vita dell’attrice premio Oscar Grace Kelly, ovvero dopo il matrimonio portentoso con il Principe Ranieri di Monaco. Il sipario si apre e sullo sfondo di un panorama suggestivo come quello del Principato sa essere, riecheggia una frase: “la vera favola è credere che la mia vita sia una favola“. Dahan infatti dirige un film che si insinua in una vicenda realmente drammatica, tratteggiando la figura di una donna tra le più famose del tempo, e mostrandone le insicurezze, il dolore che è quello universale di un individuo posto di fronte a scelte di vita.

Tra litigate marito-moglie, confessioni profonde e la fierezza di una donna che vuole ritrovare la strada della sua esistenza, Grace di Monaco pretende di voler essere un film altisonante, che unisca la vicenda storico-politica del tempo (le diverse visioni economiche con la Francia, gli intrighi politici e la guerra d’Algeria) a quella di ‘Gracie’, che dovette tenersi a galla in un contesto a lei poco familiare e lontana da quello che era il suo mondo nel quale sono rimaste le sue poche certezze. E’ un personaggio tormentato quello interpretato con eleganza da Nicole Kidman: è l’attrice, la mamma, la moglie, sua altezza la principessa e sé stessa, la donna.

I primi piani sugli sguardi, l’attenzione ai gesti e la maestosità della scenografia naturale e quella degli interni, per non parlare dei costumi, dovrebbero aiutare lo spettatore ad entrare nella cornice dell’epoca, ma alla resa dei conti non riesce mai nel suo intento. Quella di ‘Gracie’ infatti è la storia di una persona qualunque, una favola postmoderna che del ricordo dei tempi che furono non ha proprio niente. E questa è la sua unica ma grande pecca: sicuramente quella di Grace di Monaco non fu la fiaba d’amore che noi tutti abbiamo immaginato, ma neanche Dahan è riuscito nell’intento di raccontarcelo, romanzandone troppo la vita al punto da sentirla troppo cinematografica per essere vera.

 

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