“LA STORIA DI JIMMY RAPPRESENTA QUEL CHE ANCORA OGGI STA ACCADENDO: LO STATO E LA CHIESA SONO DIVENTATI ORGANI DI REPRESSIONE”
Ken Loach torna per la tredicesima volta al Festival di Cannes con un film che racconta la vera storia di Jimmy Gralton personaggio che, negli anni ’30 in un’Irlanda soffocata dal potere ecclesiastico, ebbe il coraggio di aprire una sala da ballo. Jimmy’s Hall potrebbe essere l’ultimo film di finzione di Loach che ha ammesso di preferire, ormai, il documentario.
Loach, cosa l’ha spinta spinta a raccontare la storia di Jimmy Gralton?
È una storia di grande ricchezza, in cui si dimostra che la sinistra all’epoca non era soltanto moribonda, depressiva, e contro il divertimento, al piacere delle feste. Questa storia mostra anche come la gerarchia ecclesiastica è pronta a fare blocco insieme al potere economico. La vicenda di Jimmy Gralton rappresenta anche quello che succede ancora oggi. Lo Stato e la chiesa sono diventati organi di repressione.
Dopo Il vento che accarezza l’erba, un nuovo film sull’Irlanda…
Questa storia si svolge dieci anni più tardi dalla prima, in cui un personaggio al un certo punto diceva: “Questo paese sta diventando un buco, infestato di preti”. Oggi la chiesa per i diversi scandali ha perso di potere, ma all’epoca in Irlanda condizionava totalmente la vita delle persone. È questo soprattutto che ho voluto raccontare, nei due film, senza esclusione di continuità.
Quanto questo lungometraggio è fedele alla realtà?
In realtà il film è solo ispirato alla vita di Jimmy Gralton, perché di lui non si conoscono molte cose. Ho voluto presentare un personaggio ricco e complesso e non un militante comunista caricaturale. Volevo incarnasse uno spirito libero che aiutasse gli altri a potersi esprimere, senza il controllo dall’alto. Credo che in tal senso, la danza sia un’arma micidiale, in generale, contro chi cerca di esercitare un controllo sulle coscienze.
Importanti, ai fini del racconto e dell’estetica del film, sono le scene di ballo. A cosa si è ispirato per girarle?
Le ho organizzate pensando sempre a Degas, che dipingeva come un osservatore e non ponendosi di faccia ai suoi soggetti.
Cosa c’è secondo lei di simile tra l’Irlanda di Jimmy e quella odierna?
Credo che il lutto non sia superato. La crisi finanziaria del 1929 ha provocato dieci anni di depressione e di tumulti di massa. Ancora oggi la sinistra ha difficoltà a trovare argomenti convincenti. Attualmente quindi non trovo particolari differenze con l’Irlanda di Jimmy: oggi c’è una crisi finanziaria che ha provocato una temibile depressione economica.