LA MOGLIE DEL SARTO E’ UNA STORIA DI CORAGGIO, UNA DONNA CHE VA CONTROCCORENTE IN UNA SOCIETA’ RETROGRADA E ANCORATA ALL’ESTETICA DEL PREGIUDIZIO
DURATA: 95′
USCITA: 15 maggio
VOTO: 3 su 5
La Moglie del Sarto è un film che racconta tante storie e lo fa nello scenario di una meravigliosa Calabria. L’eroina è una donna pronta a combattere contro pregiudizi e una morale dell’estetica di gran lunga maschilista, le sue uniche armi sono il coraggio e l’amore per la figlia Sofia.
Tra stereotipi e atmosfere del sud si snoda la vicenda di Rosetta Pignataro, interpretata da Maria Grazia Cucinotta, un’avvenente donna di 42 anni moglie di Edmondo Pignataro, talentuoso sarto per soli uomini, considerato il più bravo del paese. Quando la sartoria è all’apice del successo il destino si contrappone a questa famiglia, il marito di Rosetta verrà a mancare lasciando lei e la figlia sole.
Tra i pettegolezzi della gente e un mondo chiuso e troppo maschile queste due donne dovranno riemergere ed andare avanti. Saranno pronte a rimboccarsi le maniche e a riconquistare il loro lavoro e l’onore macchiato dalle maldicenze. Il destino della famiglia Pignataro cambierà ancora una volta con l’arrivo di Salvatore, un’affascinante artista di strada pronto a cambiare la vita delle due donne.
Il film di Massimo Scaglione riporta sullo schermo una società votata al potere e ai pregiudizi, una società dalla politica marcia e capace di distorcere la realtà nascondendo i soprusi dietro le finestre. Uno spaccato di vita così realmente vicino al quale lo spettatore sente di appartenere. La pellicola è ricca di storie che si intrecciano e si legano l’una con l’altra, che fremono di vita e passione. I deboli hanno ne La Moglie del Sarto la possibilità di gridare, di alzare la voce. Il film sa di rivincita e coraggio e forte e meravigliosa è la decisione di leggere queste doti negli occhi di una donna.
Forse le scelte stilistiche in alcuni punti risultano incongruenti alla regia molto televisiva, forse piccoli particolari potevano essere resi meglio, ma per una volta quello piace è la storia e allora guardando lo schermo ci si dimenticherà anche di quelle minime zone d’ombra rintracciabili nell’opera.