Le Formiche della Città Morta: focus

LE FORMICHE DELLA CITTA’ MORTA, L’AFFRESCO DELLA PERIFERIA ROMANA

Simon Pietro, interpretato dall’artista Simon P del Quarto Blocco: è questo il nome del protagonista, è uno spacciatore ed eroinomane che vorrebbe diventare rapper. Egli sopravvive, non vive. Giorno dopo giorno si inventa piccoli stratagemmi per arrangiarsi: chiede del denaro in prestito; rubacchia a casa dei suoi; spaccia ‘roba’. E’ così che passa le sue giornate. Il regista de Le formiche della città morta, Simone Bartolini, racconta la storia di un microcosmo romano crudo e, a tratti, grottesco. La notte che scende sulla Capitale, il buio catturato ed impresso nella pellicola è un buio morale e psicologico che riecheggia nella vita del protagonista, un personaggio braccato fra il problema della droga e del denaro. Senza un lavoro, senza vie di fuga e con un debito pesante che grava sulle sue spalle, Simon Pietro accompagna lo spettatore in un Inferno in Terra.

La colonna sonora gentilmente offerta dai vari Noyz Narcos, Chicoria, Achille L e via dicendo, aiuta ad immergersi in un ambiente underground, duro, crudo e cupo. La regia della pellicola indipendente e low budget non è neppure male anzi per essere un esordio è accattivante. Il punto è che Simone Bartolini alla fine della fiera dirige la sagra dell’eccesso. Viene dato spazio alla vita passata del nostro ma è una parentesi chiusa con poche battute, gli amori andati sono introdotti ed espulsi nel giro di due minuti.

Invece di approfondire, di scavare a fondo su questi temi o far perno sui positivi ruoli femminili, fra tutti Gaia Mottironi e Rachele Romano, il regista si concentra su altro. Ecco dunque una carrellata di immagini relative ai preparativi per un rapporto bdsm (pratiche sessuali basate sulla sottomissione e la dominazione) in un albergo, una serata fetish in un locale, trip e una miriade di figure che entrano ed escono senza apparente motivo. Non parlo dei ‘clienti’ del protagonista ma degli amici che soggiornano a casa e che vengono licenziati in modo spartano.

Questo pesa parecchio sulla resa finale rendendo l’opera fin troppo gratuita, un Ex Drummer all’italiana più che Amore Tossico. La critica a tratti negativa paradossalmente si affianca a quello che invece è stato un grande successo al RIFF- Rome Indipendent Film Festival. Ed è comunque innegabile come una parte del pubblico rimanga affascinata dall’affresco descritto per via dell’immedesimazione che ne consegue.

 

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