NEW YORK ATTRAVERSO KING KONG E SHAME, PASSANDO PER MANHATTAN E TAXI DRIVER; QUANDO LA VERTICALITÀ DI UNA CITTÀ FOLLE È LA VERA PROTAGONISTA DEL FILM
La sensazione è assurda, quasi irreale, illogicamente ovattata tanto è costipata di colori, emozioni, suoni, rumori, odori che si concentrano tutti insieme in una specie di non-luogo che, alla fine, sembra esistere veramente. Elementi che si accavallano, gli uni sopra agli altri, rendendo la fantasia più reale che mai, facendo restare frastornati e capendo, poi, che New York traduce perfettamente la parola cinema.
È infatti impossibile non pensare alla cinematografia senza accomunarla con la sfavillante, potente e luminosa Grande Mela; il teatro perfetto, la cornice adatta per ogni tipo di storia, di avventura, di amore o di dramma. Sì, perché New York ha cancellato dal proprio vocabolario la parola incredibile, ecco quindi che è la Città per eccellenza, quella con la C maiuscola, più di tutte le altre, addirittura più di Los Angels che crea i sogni ma spesso e volentieri li plasma su quella East Coast che molti anni fa – e un po’ ancora adesso – era il simbolo indiscusso della speranza.
Tanti, tantissimi film hanno avuto New York come sfondo, riconoscibile nell’immaginario collettivo come la scenografia che più di tutte anticipa la sceneggiatura stessa, divenendo così l’elemento principale, la protagonista che con la sua verticalità sorveglia, condiziona e stupisce gli eroi e i personaggi di moltissime pellicole.
Quindi il pensiero non può non andare a quel King Kong in bianco e nero che si è arrampicato fin sul pennone dell’Empire State Bulding per stare ”in pace” con la sua amata; oppure al Travis Bickle di Taxi Driver, autista distrutto e distruttivo dei simboli gialli che sfrecciano tra le strade di Manhattan, e ancora come non pensare ai super eroi, uno su tutti Spider-Man che è la perfetta estensione di New York, infatti senza di essa molto probabilmente l’Uomo Ragno non esisterebbe. Poi le commedie romantiche per eccellenza come Harry ti Presento Sally e C’è Post@ per Te e ancora gli alieni che serpeggiano nella città in Men in Black o il glamour di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany.
E quindi New York si può scoprire, osservare e assaporare anche attraverso il cinema, essendo lei capace di trasmettere le vibrazione e le sue emozioni, spiegando a tutti che gli eroi esistono davvero, che l’amore è nascosto dietro l’angolo e che il tizio strano seduto tra Brodway e la Settima Strada proviene da un’altra Galassia.
King Kong (1933, di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack):
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Il simbolo di un cinema che non c’è più, lo sfarzo di una rinascita che è passata anche attraverso l’edilizia prepotente e lussuriosa di un’architettura che protende verso l’infinito. Nel ’33 l’Empire State Bulding profumava ancora di nuovo e Hollywood pensa bene di piazzarci sopra, nell’alto dei suoi 102 piani, uno scimmione enorme; ecco allora che un’icona incontra l’altra, King Kong sul tetto dell’America del New Deal. Il resto è storia, il resto è New York.
Harry ti Presento Sally (1989, di Rob Reiner):
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Le commedie romantiche made in USA non possono chiamarsi tali se non sono ambientate a New York perché la Grande Mela fa bene all’amore – e Harry Ti Presento Sally lo dimostra – , visto che proprio tra i grattacieli e lo sconfinato, magico Central Park Billy Crystal e Meg Ryan interpretano memorabilmente una delle commedie migliori di sempre. Infatti a New York nulla è casuale, l’occasione giusta arriva per tutti, basta saperla individuare e, magari, dichiararsi nel momento e nel posto giusto.
Ghostbusters (1984, di Ivan Reitman):
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Alieni, catastrofi nucleari, apocalissi e mostri vari hanno da sempre invaso New York ma mai, fino al 1984, un enorme mascot dei marshmallow, bianca e bonaria, aveva spaventato l’intera Manhattan. L’idea è geniale, il film è un cult e, ovviamente, i Ghostbusters sono la sinergica traduzione pazza di una città completamente sconclusionata.
Manhattan (1979, di Woody Allen):
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La grandezza di due anime legate indissolubilmente sotto quel Ponte che si allunga verso la speranza di un ritorno. Woody Allen omaggia la sua New York, New York incorona Woody Allen come genio comico e poetico. Non serve aggiungere altro, in Manhattan c’è tutto.
Taxi Driver (1976, di Martin Scorsese):
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Il traffico di New York non si può spiegare, esiste, ha una propria vita e, soprattutto, è incessante. Dall’alto sembra costellato da puntini gialli, quei taxi che sono un simbolo nel simbolo. Martin Scorsese l’aveva capito, quando ancora la New Hollywood era qualcosa che ai perbenisti faceva storcere il naso e infatti il regista premio Oscar dirige Robert De Niro in un film che è la parafrasi esatta di ciò che vuol dire disperazione. Taxi Driver è immenso, brutale, sporco e violento; Taxi Driver è New York. Siamo tutti Travis Bickle.
C’è Post@ per Te (1998, di Nora Ephron):
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Sulla Quinta Strada c’è una delle librerie più grandi del mondo, si chiama Barnes and Noble. Infatti la lettura, a New York, è qualcosa che va oltre l’immaginazione, è una città che ti spinge, ti obbliga a leggere. Lo sanno bene Tom Hanks e Meg Ryan che in C’è Post@ per Te abitano a pochi metri di distanza nel raggiante Upper West Side e, a loro modo, fanno i librai. Non si conoscono ma si conoscono, si scrivono ma si odiano nella realtà, si combattono ma si inseguono. A New York, per l’appunto, l’amore arriva quando meno te lo aspetti.
The Avengers (2012, di Joss Whedon):
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”Dopo New York è cambiato tutto”. Lo ripetono di continuo gli eroi Marvel degli ultimi film, tormentati da quello che è stato il punto di svolta della loro evoluzione. Già perché proprio nella Grande Mela in The Avengers è avvenuta la battaglia per eccellenza, che ha creato una spaccatura tra il mondo umano e quello alieno, in quanto il malvagio Loki ha provato ad invadere la terra, distruggendo mezza New York. Ma si sa, i newyorkesi hanno un grande cuore e Iron Man, Thor, Captain America, Hulk, Occhio di Falco e l’Agente Romanoff l’hanno difesa e vendicata, sottolineando l’empatia tra i super eroi e l’amore incondizionato del popolo che grazie a loro continua a credere nel bene.
Shame (2011, di Steve McQueen):
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È una New York torbida, grigia e perversa quella di Shame, in cui il protagonista, interpretato da un grandissimo Michael Fassbender, si aggira tra la Quinta Strada, la Subway e gli ambigui locali cercando famelicamente il nettare per la sua dipendenza sessuale. Alienazione e tormento, peccato e vergogna, e New York, anche questa volta, è la cornice perfetta per una storia profondamente autodistruttiva.
Colazione da Tiffany (1961, di Blake Edwards):
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La classe, lo stile, lo charme e l’eganza di un celeste che oggi è diventato un must di pregio e soprattutto di femminilità. Trumane Capote lo scrive e Blake Edwards lo dirige, quel manifesto che fa della Quinta Strada newyorkese il fulcro di una bellezza racchiusa nel volto aggrazziato di Audrey Hepburn, nelle scintillanti vetrine e nei sogni di una ragazza più comune di quanto possa sembrare. Colazione da Tiffany è cinema inebriante in una New York incanta e sognante.
Men in Black (1997, di Barry Sonnenfeld):
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Gli alieni esistono e sono intorno a noi. E, secondo voi, la maggior parte di loro, dove si sarà nascosta? Men in Black riscrive ciò che significa sci-fi, utilizzando un linguaggio pop, colorato e frizzante in quello che è uno dei migliori film sugli extra-terrestri in una New York che nasconde l’impossibile dietro l’assurdità di ciò che mostra davvero. Tommy Lee Jones e Will Smith vestiti di nero, bellissimi e spiritossissimi, in una Grande Mela che è ancora una volta la protagonista, divenendo porto interstellare di un melting pot galattico.
L’Appartamento (1960, di Billy Wilder):
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La grandezza di New York contiene in se moltissimi individui speciali e unici, fuori dal comune, garbati e ottimisti. L’Appartamento di Billy Wilder è il capostipite della nuova commedia americana, l’ultima pellicola in bianco e nero a vincere l’Oscar come Miglior Film e, soprattutto, rappresentazione conforme dei newyorkesi, persi nella loro città, intimoriti dagli alienanti uffici ma, sempre e comunque, sognatori spudorati.
Spider-Man 2 (2004, di Sam Raimi):
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Come già detto non esisterebbe Spider-Man se non ci fosse New York e molto probabilmente Stan Lee e Steve Ditko, nel 1962, quando crearno l’Uomo Ragno, pensarono ad un super eroe degno e adatto alla Città che non dorme mai. Chi potevi arrampicarsi, volteggiare, volare, saltare tra un grattacielo all’altro se non un ragno, agilissimo e fortissimo? Più di tutti gli altri Spider-Man appartiene a New York e New York appartiene a Peter Parker che nel 2004 in Spider-Man, diretto da Sam Raimi, prende coscienza di quello che rappresenta davvero per la città più grande d’America. Anche perché se alzate gli occhi, a New York, Spidey lo vedete davvero.