Cannes 67 – Relatos Salvajes (Wild Tales): recensione film (in concorso)

UNA FOTOGRAFIA, NON IN POSA, DELLA CONTEMPORANEA UMANITÀ

Relatos SelvajesGENERE: comico/grottesco

DATA DI USCITA: n.d.

DURATA: 122’

VOTO: 3,5 su 5

Nulla funziona nel mondo o almeno così la pensa Damián Szifron, regista argentino classe 1975, che con il suo film Relatos Salvajes descrive in sei episodi storie di varia umanità alla deriva.

Ce n’è per tutti i gusti nel nuovo lavoro del cineasta adatto a stomaci forti e menti smaliziate pronte a vedere tutto perché tutto, e anche qualcosa di più, accade ai tanti protagonisti del suo lungometraggio che è ispirato a detta dello stesso regista, con molta libertà, alla serie tv Storie incredibili ideata da Spielberg negli anni 80’.

Szifron demolisce tutto: l’amore che passa attraverso il più profondo odio e cattiverie che vanno oltre ogni morale limitazione, la famiglia che invece di un diritto diventa quasi un premio alla fine di tortuose salite, lo Stato che non ti permette di dar valere i diritti di cittadino e al contempo non è in grado di difendere (se non troppo tardi) e la vita stessa che si paga al prezzo del vil denaro.

Dal sapore amaro e intinto di humor nerissimo, violento all’inverosimile e allo stesso tempo pieno di colori come se fosse un film di Pedro Almodovar (che da produttore si percepisce nella pellicola) , Szifron ha dato vita a un puzzle di esistenze figlie di una crisi che non si può non descrivere senza cadere, volutamente, nel grottesco.

Con registri narrativi e registici differenti a seconda della storia che appare sul grande schermo, il 39enne cineasta non dirige solo un mero lungometraggio episodico ma una vera e propria, riuscitissima, polemica che fotografa la società di oggi quando non si mette in posa.

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