THE CRAFTSMAN, LA PREMIAZIONE DELL’IMPEGNO DIETRO AD UN RISULTATO: TUTTO IN CHIAVE STEAMPUNK
Marcello Baretta colpisce e stupisce con il suo primo, meraviglioso progetto, intitolato The Craftsman. La fantastoria steampunk che si palesa di fronte agli occhi dello spettatore introduce tecnologie anacronistiche all’interno di un’ambientazione storica simil-Ottocentesca. The craftsman, ovvero l’artigiano, è un individuo timido ed attento. Tutto preso nei suoi studi e nei suoi lavori si accorgerà presto che al di là dello studio dove lavora c’è vita e, soprattutto, amore.
Interpretato da William Angiuli e Silvia Pernarella, il corto, nato inizialmente come un progetto universitario per un esame, sta spopolando in rete. Realizzato con propri mezzi, il prodotto è un regalo inaspettato. Una scena in particolare può esser presa come metafora dell’intera opera. Il ‘fabbro’ crea, costruisce un oggetto che verrà offerto come dono. Ed è esattamente questo. Dietro quel regalo c’è l’impegno, meningi spremute e notti insonni. Affianco all’artista steampunk abbiamo un aristocratico che non crea, semplicemente fa cogliere delle rose. E’ tutto qui, l’aristocratico non si sporca le mani, The Craftsman invece si. Film 4 Life ha avuto modo di fare due chiacchiere il regista dell’opera ed in una breve, ma intensa, intervista egli ci ha rivelato come:
“Io frequento lo IULM, ho fatto lì la triennale di Comunicazione tv e new media. Ora sono nella specialistica di cinema (precedentemente mi sono laureato anche allo IED sempre in Regia e Produzioni), nell’ambito dell’esame di regia, ci è stato assegnato per l’esame di realizzare individualmente e con le nostre risorse un corto di massimo 5 minuti a tema libero. Io ho deciso di superare la qualità richiesta e/o consona per questo genere di lavori, mettermi in gioco per superare delle sfide auto-imposte. Per il corto avevo un budget risicato alquanto, eppure ero convinto di poter fare una cosa scenografica, con costumi ed effetti speciali. Inoltre puntavo a un prodotto artistico, che mischiasse giochi d’ombra e live-action. Ero convinto di poterlo fare se dietro ci fosse stata una buona strategia produttiva. Ho cercato di allocare efficacemente le risorse che avevo. Economiche prima, umane poi. Non conosco molto lo steampunk ma da ragazzo ho letto Jules Verne. Ho cercato di inserire qualcosa di suo e puntare sul fatto che non è stato molto considerato dal cinema. Anche lo steam-punk in generale, almeno in Italia, mi è sembrato un universo inesplorato, originale, fresco, pieno di spunti creativi da sviluppare. Mi sono informato sulle tematiche e sulle atmosfere, che abbiamo cercato di ricostruire attraverso la luce e le scelte cromatiche di oggetti, costumi, etc. Ho fatto un passo indietro rispetto al “vero” steampunk: qui di punk c’è meno, poiché in questi fumetti tutto il mondo è tutto steampunkizzato, mentre nel mondo che insceno io solo l’artigiano e le sue creazioni sono “sopra le righe”, il resto del mondo è normale“.
Ed aggiunge, sul rapporto regista-attori: “…con gli attori, conosciuti quasi tutti attraverso internet, c’è stato un grande lavoro di approfondimento e studio dei personaggi. Soprattutto col protagonista William Angiuli che è venuto diverse volte a casa mia per allenarsi a disegnare sketch dall’aria industriale prendendo come fonte d’ispirazione le opere e progetti di Leonardo Da Vinci, Carlo Rambaldi e Galileo Galilei. Questo è un corto che racconta la premiazione dell’impegno dietro a un risultato. Alla fine vince chi si impegna, non importa che se siano più belli i fiori meccanici o quelli veri, vince chi fatica per ottenere un buon risultato. Sono soddisfatto della mia creatura“.
Di seguito, il corto.