LA NECESSITÀ FA VIRTÙ SOPRATTUTTO NEL VECCHIO WEST, L’ULTIMO SALUTO AD UN GRANDE “VILLAIN”
Il buono, il brutto, il cattivo è un film semplicemente fantastico. Uno dei migliori Spaghetti-western mai realizzati, uno dei migliori film di Sergio Leone. Ambientato durante la guerra di Secessione, la pellicola vede come protagonisti tre icone del Cinema di genere e non solo: Lee Van Cleef è Sentenza, “il Cattivo”, un essere dagli occhi socchiusi, un sicario elegante ed arrivista; Clint Eastwood è “il Buono”, un uomo dalle poche parole ma d’effetto, un cacciatore di taglie dalla mira infallibile con il sigaro perennemente in bocca; Eli Wallach invece è lo sporco Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramírez, un bandito comico, orgoglioso, bonario, innocente ed allo stesso tempo vendicativo, egli è “il Brutto”.
I tre sono accomunati dall’arrivismo, sentimento che serpeggia negli uomini costretti a vivere e sopravvivere in ambienti più che difficili. Tutti e tre sono in cerca di un bottino nascosto in un cimitero e, neanche a dirlo, si fidano molto poco l’uno con l’altro. Il trio vive al limite della legalità, Sentenza è semplicemente spregevole, combattivo, lucido, freddo non ci pensa due volte ad uccidere un ragazzo che stava difendendo suo padre dallo stesso. Tuco, nel suo essere bonario e sempliciotto, è un criminale attivo ricercato dalle autorità.
Probabilmente i tre si sarebbero comunque incontrati, infatti citando l’incipit di un altro grande film della cinematografia mondiale ovvero “Le cercle rouge” di Jean-Pierre Melville: se è scritto che due uomini, anche se non si conoscono, debbono un giorno incontrarsi, può accadere loro qualsiasi cosa e possono seguire strade diverse, ma al giorno stabilito, ineluttabilmente, essi si ritroveranno in questo “CERCHIO ROSSO”. Ma è innegabile come sia proprio Sentenza, con il suo fare spietato, a dar vita al vero e proprio plot.
Proprio lui è a ricevere la notizia del tesoro nascosto, è lui che inizialmente lo cerca ma il Destino vuole che siano, rispettivamente, il Buono a scoprire il nome scritto sulla tomba ed il Brutto ad trovarne il luogo. Fra i due ne viene fuori come un’alleanza (momentanea) e fra i tre è il duo Buono-Brutto a prevalere, tanto che per il quieto vivere e forse anche per l’esperienza che stanno per passare assieme, entrambi ad un certo punto della storia sembrano quasi fiduciosi l’uno dell’altro. Eppure è solo momentaneo, è il triello finale che dimostra come la necessità faccia virtù.
Il film è rocambolesco, enorme, è un susseguirsi di fughe e colpi di scena. Una pellicola nella quale non sono mancati incidenti e in cui l’ormai defunto Wallach rischiò la vita più volte, ad esempio durante la scena nella quale lui e Brega dovevano saltare dal treno in movimento. Quando il suo personaggio doveva rompere la catena che lo legava al personaggio interpretato da Brega, Wallach/Tuco mise il corpo di Wallace/Brega sui binari non accorgendosi dei gradini di metallo che sporgevano di circa 30 centimetri da ogni vagone con il rischio di essere decapitato.
Ed oggi, da pochissimo dalla sua morte, possiamo dire che purtroppo è scomparso Eli Wallach, ma “il Brutto” non morirà mai. Lui vivrà in eterno.