CON JERSEY BOYS CLINT EASTWOOD PORTA A SUON DI ROCK GLI SPETTATORI NEGLI ANNI ‘50
DATA DI USCITA: 18 giugno
DURATA: 134’
VOTO: 3,5 su 5
È la storia di un riscatto quella dei Four Seasons narrata in Jersey Boys ultima fatica di Clint Eastwood, nonché trasposizione dell’omonimo musical che dal 2005 non smette di mietere consensi. La storia di un riscatto che non nasconde ma anzi rivendica le sue radici già dal titolo che sottolinea l’appartenenza al New Jersey a quel mondo di micro e macro criminalità dove la fedeltà ai propri compagni, di viaggio ma in questo caso anche di musica, è l’unica legge che vale.
L’ultraottantenne Eastwood racconta un’epoca senza mai scendere in sentimentalismi e fa fare allo spettatore un viaggio nel tempo dai toni vintage e non di certo malinconici, complice una sceneggiatura frizzante, firmata da Marshal Brickman, che racconta senza peli sulla lingua il percorso che ha portato alla nascita e all’affermazione di uno dei gruppi musicali più importanti della contemporaneità formato totalmente da italoamericani uno dei quali, Frankie Valli, ha collaborato attivamente al progetto senza che questo imporre omissioni di fatti che raccontano le azioni opinabili che i ragazzi della band facevano prima di divenire famosi.
Due sono le scelte che hanno reso Jersey Boys un’opera vincente: prima di tutto quella di far suonare le parti cantate del vivo e poi quella di portare sul grande schermo gli stessi, bravissimi, interpreti del musical. In questo modo la pellicola è in grado di mantenere la vivacità tipica del palcoscenico anche in una sala cinematografica.
Momenti di gioia e di forte drammaticità (ma d’altronde così è la vita, sempre) si alternano alla perfezione in un’opera che in non pochi punti (e anche forse grazie alla presenza di Joe Pesci) ricorda Scorsese e in cui Eastwood è riuscito a rendere una storia, prettamente circoscritta nell’epoca in cui è narrata, fruibile a un pubblico che non per forza deve comprendere solo gli inguaribili nostalgici.