Torna nelle sale un altro classico di Miyazaki con un nuovo doppiaggio
GENERE: animazione, fantastico
USCITA IN SALA: 25-26-27 giugno
DURATA: 122’
VOTO: 4 su 5
Orso d’Oro a Berlino nel 2002 e Oscar al Miglior Film D’Animazione nel 2003, La Città Incantata racconta la storia di Chihiro, ragazzina di dieci anni, capricciosa e testarda, che accetta con rabbia di trasferirsi in una nuova città insieme ai suoi genitori. Abbandonando per sempre la vecchia casa, Chihiro si aggrappa al ricordo dei suoi amici, fino a quando, proseguendo in macchina, lei e i suoi genitori giungono davanti un edificio rosso con galleria che blocca loro la strada. Decidendo di proseguire a piedi attraverso il tunnel, i tre giungono in una città apparentemente deserta, dove li aspetta un suntuoso banchetto. Quel che non sanno è che hanno appena messo piede in un mondo magico abitato da antiche divinità ed esseri magici, governato da una strega malvagia, l’arpia Yubaba.
A causa della loro ingordigia, i genitori di Chihiro vengono trasformati in maiali, mentre la ragazzina viene aiutata dall’enigmatico Haku, un ragazzino della sua stessa età, che vive nella città incantata. Chihiro scopre che sarà prigioniera di quel mondo per sempre, a meno che non dimostra di essere utile a lavorare. La ragazzina rinuncerà alla sua pigrizia, ai suoi ricordi e al suo nome nella speranza di poter sopravvivere e riuscire a salvare i suoi genitori dalla temibile strega.
Come d’abitudine, Hayao Miyazaki mostra un mondo magico popolato da creature del folklore giapponese. Uscito nelle sale nel 2001, La Città Incantata ha sbancato i botteghini rendendo il film un successo senza precedenti. L’eroina qui è una bambina ordinaria, con cui il pubblico riesce ad immedesimarsi; Chihiro non ha bisogno di crescere, ma di trovare quella forza interiore che la rende straordinaria. È solo quando inizia a lavorare per il palazzo di Yubaba che scopre doti e particolarità nascoste di se stessa, come il coraggio, che finora non sapeva di possedere. La Città Incantata è rivolto soprattutto alle bambine, che per Miyazaki, si stanno chiudendo in una società che impone loro un certo costume e le rende iperprotette; Chihiro soffre della stessa sindrome. Ma ecco che quando si trova davanti ad un problema, la combattente che è in lei viene in superficie.
Altro tema affrontato in La Città Incantata è quello della comunicazione. Nel mondo in cui Chihiro si smarrisce, pronunciare una parola costituisce un’azione chiara e precisa. Quando la ragazzina dice con convinzione a Yubaba che vuole lavorare, la strega non riesce a fermarla: è la forza della parola a comandare. In un mondo in cui parola e linguaggio hanno perso valore e vengono dati per scontato, nel film prendere il nome di qualcuno equivale a dominarlo: Yubaba priva Chihiro del suo nome e gliene dona un altro, “Sen”, che dovrà utilizzare d’ora in avanti se vuole sopravvivere in quel mondo.
La Città Incantata si identifica come il film della consacrazione per il regista giapponese, in grado di mettere d’accordo tutti.
Raccontando una fiaba moderna della crescita, Miyazaki esplora in maniera allegorica il passaggio dall’infanzia al mondo adulto, senza mai perdere di vista gli ideali della protagonista: Chihiro decide di restare e combattere in quel mondo soprannaturale, affrontando la sua pigrizia, attraverso prove di coraggio, d’amore e responsabilità, rischiando anche di perdere la sua umanità, ma con l’unico scopo di salvare ciò che più ama, la sua famiglia. Solo attraverso queste esperienze, Chihiro giunge al premio finale e può considerarsi pronta per intraprendere il nuovo viaggio che l’attende: la vita.