La Mamma è al Cinema: Take Five!

Dal ring al set, il coraggio e il talento di Salvatore Ruocco

Salvatore Ruocco ha 31 anni, ha frequentato il suo primo corso di recitazione 7 anni fa, ed ha già all’attivo circa dodici film d’autore, quattro corti, un documentario firmato Mario Martone, un paio di Festival internazionali e sta girando il suo terzo film con Abel Ferrara. Ma questo non sarebbe nulla di speciale se non avessi visto il suo lavoro in Take Five, opera seconda di Guido Lombardi (Premio Opera Prima Luigi De Laurentis al festival di Venezia – 2011 per La Bas, educazione criminale). Ruocco interpreta un giovane pugile nel giro degli incontri clandestini. Nessun clichè, un personaggio vero, una persona, con tutte le sue debolezze e paure. Sicuramente grazie alla sceneggiatura e alla direzione del bravo Guido Lombardi, e al talento naturale di questo attore, ma anche grazie al coinvolgimento emotivo. Infatti lui pugile lo è stato veramente, ed anche nel giro degli incontri clandestini, che mi racconta con sconvolgente schiettezza.

IMG_1360“Su quei ring, quelli clandestini, in cui sono approdato dopo un’espulsione dal circuito regolare, non eravamo uomini, ma animali mandati al massacro. Durante quello che sarebbe stato l’ultimo match, ormai fisicamente distrutto, avevo vinto. Ma la mia anima aveva perso. Non vedevo e non sentivo più gli angeli che di solito sentivo. La mia anima era completamente persa. Uscito da lì, dopo qualche giorno, ancora con il sapore di sangue in bocca, vedo una locandina: corso di recitazione. Telefono, mi iscrivo. Era in uno dei quartieri alti di Napoli, io vengo da Miano, che è davvero un luogo duro, meno famoso ma forse più pericoloso di Scampia. I miei compagni di corso non mi accettavano, guardano con disprezzo alle mie origini e alle mie cicatrici. Stavo per mollare. Ma Renato Carpentieri ed altri maestri della scuola mi hanno detto di restare, di non mollare. Ho studiato, resistito, sono andato avanti, e di 50 allievi ora sono l’unico che fa l’attore di professione”.

C’è un certo orgoglio, umile ma forte, nel tono di Salvatore. E così capisci quanto lavoro c’è dietro ogni sua interpretazione, quanto studia, quanto ci tiene, quanto ci mette di sé, pur volendo essere un attore pronto ad ogni ruolo non solo a quelli legati alla malavita o al pugilato. Continua Ruocco: “alle prime lezioni mi chiesero se avessi mai dato un’occhiata a William Shakespeare, ed io, mi vergogno a dirlo ora, mi guardai attorno per capire se fosse uno dei ragazzi, o dei maestri. Ma niente. Da allora, da quando ho scoperto chi fosse, ho letto, studiato, amato Shakespeare”. Quel corso di recitazione è stato un modo “per dimenticare il sapore del sangue, di quella goccia che cadeva, ed io assaggiavo per sentire se fosse sangue o sudore, e capire come stavo messo”. Cicatrici fisiche, ed emotive, che Salvatore rielabora e mette nel suo lavoro,tanto da farsi notare da Abel Ferrara, con cui sta girando ora il terzo film, Grandfather, che racconta la storia del nonno del regista, originario di Sarno.

“Così come per Shakespeare nemmeno sapevo chi fosse Abel Ferrara. Ed ora sono così felice ed onorato di lavorare con un tale maestro, che a volte stento a crederci”. Perché reciti, Salvatore? Gli chiedo. “Perché recitando mi trasformo. Ho un passato spietato, violento, ma sono timido. E sul set, o sul palco, mi trasformo. Escono da me cose che nemmeno mi aspetto. Una passione, è una cosa che amo. Una cosa meravigliosa. Ogni giorno sul set per me è il primo giorno, imparo, cresco, studio”. Vuole arrivare lontano Salvatore. Partendo dal ring, da una scommessa con la morte, si è poi affacciato alla vita, e solcando il palcoscenico(per esempio KO, di Alessandra Cutolo, che sogna di portare a Roma), sui set, sui red carpet, sta costruendo la sua nuova vita.

“Mi vestono Dolce e Gabbana. Vestono me, chi lo avrebbe mai immaginato?”. E così ritrovi in Ruocco quel candore di bambino, quella leggerezza, quello stupore che mi ha incantata in Take Five ( che uscirà nelle sale in autunno). Ed anche se per sua madre Salvatore ancora non è un attore famoso perché non ha recitato in Un posto al Sole, lui, con passo leggero ma deciso, sogna Hollywood. Studia dizione, inglese, e sta scrivendo un libro sulla sua vita con la giornalista Gabriella Simoni. “Perché il mio esempio serva ad altri, perché si può sempre abbandonare una strada sbagliata, e rinascere”. Già, il cinema è anche questo.

 

 

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Ylenia Politano, giornalista, si occupa da diversi anni di cultura, lifestyle e cinema. Mamma di tre creature e moglie di un attore, tra un asilo, uno scuolabus, una piscina e feste con 20 bambini di età compresa tra 1 e 9 anni, torna al suo primo amore, il cinema. Interviste, recensioni, riflessioni. Grandi maestri e nuovi talenti. Incursioni qua e là. Set, anteprime, backstage. Quando la mamma non c’è…”la mamma è al cinema!”