FREE RANGE – BALLAD ON APPROVING THE WORLD, È UN VIAGGIO VINTAGE NELL’ANIMA DI UN UOMO ALLA RICERCA DEL SENSO DELLA VITA
È vintage nel senso più gustoso del termine l’opera seconda del cineasta estone Veiko Ounpuu, Free Range – Ballad on Approving of the World, che racconta la storia di Fred uno scrittore squattrinato che non viene licenziato dal suo posto di lavoro come giornalista a causa di una recensione eccessiva, secondo i suoi capi, per provocazioni di Tree of life. Lo stesso giorno la sua ragazza Susanna gli annuncia di essere incinta e di non avere intenzione di porre fine alla gravidanza: il mondo di Fred cambia in un attimo e lui affronta il tutto vagando per la città, cercando di stordirsi, cercando risposte a domande nel suo passato incontrando una sua ex per poi dar vita al suo primo lavoro da scrittore.
Un esistenzialismo portato all’estremo quello di questa ballata sull’approvazione del mondo in cui nella testa del protagonista, e di conseguenza dello spettatore, si susseguono una serie di domande sulla vita che cercano nelle azioni di Fred una risposta degna.
Non è difficile empatizzare con quello che accade sullo schermo mentre i minuti di Free Range scorrono lenti e mentre il racconto per tematiche e svolgimento strizza non poco l’occhio al genere della nouvelle vague.
Un lungometraggio non di certo leggero ma comunque, nonostante il suo guardare incessantemente indietro nell’omaggiare molto spesso il cinema che fu, estremamente contemporaneo nei sogni, nelle coincidente azzardate del destino e nella ricerca di un senso della vita che non è a caso sembra essere lo stesso che Malick perseguiva proprio in Tree of life il film capro espiatorio dell’intero racconto di Ounpuu.
Free Range – Ballad on Approving of the World è il viaggio di e in un’anima inquieta e impaurita seguita con cura in tutte le sue pieghe di paura da un regista che sembra in grado di dare moltissimo, per cura e poetica, all’arte cinematografica.
