PREDATOR HA RAPPRESENTATO LA RAMPA DI LANCIO PER UN NUOVO CINEMA D’AZIONE ESPRESSO DA JOHN MCTIERNAN
Anche questa settimana continuiamo a volteggiare nell’infinita orbita del cinema anni 80′, più precisamente 1987, ricordando il film Predator interpretato da Arnold Schwarzenegger attore che in quel periodo non aveva bisogno del biglietto da visita. Di solito, però, dietro un grande interprete si cela un regista altrettanto grande e questa frase viene confermata dal regista John McTiernan, sapiente direttore di questa pellicola dai toni Fanta-Horror.
L’ex Maggiore dei berretti verdi Alan “Dutch” Schaefer (Arnold Schwarzenegger), viene ingaggiato assieme alla sua squadra da un agente della CIA. L’obbiettivo primario sembrerebbe quello di recuperare un ministro disperso nella fitta giungla e forse catturato dai guerriglieri operanti in quella zona, ma qualcosa respira e osserva tra le fronde degli alberi e a farne le spese saranno solamente i più deboli.
Il successo immediato al botteghino portò in auge McTiernan che, successivamente, usò le sue ottime doti registiche per altri blockbuster movie come Die Hard – Trappola di cristallo (1988), Caccia a Ottobre Rosso (1990) e Last Action Hero – L’ultimo grande eroe (1993), dimostrando anche una particolare attitudine per il cinema ad effetto. Di fatto, una delle principali peculiarità di Predator è l’effetto speciale. Ogni milione, dei 15 spesi, per questa produzione è stato centellinato attraverso dei particolari saggiamente curati.
La scenografia di una giungla inesplorata viene de-naturalizzata dal regista che, prendendo spunto da maestri quali Stephen Spielberg e Ridley Scott, decide di mostrare il Predatore poco alla volta rendendo l’ambiente circostante claustrofobico. Questa scelta tecnica, nonostante l’ispirazione sopracitata, ha nel suo piccolo l’originalità di farci percepire il senso di terrore e d’impotenza vissuto dai protagonisti attraverso gli occhi della creatura in un campo visivo a infrarossi.
Oltre ad offrirci tutto questo, l’Opera si esalta in ogni esplosione o sparatoria ben congegnata e tocca il suo apice nel concitate atto finale dove l’antagonista, riconoscendo il valore del proprio avversario, si spoglia di ogni accessorio a suo vantaggio e mostra la sua natura aliena. Proprio in questo punto esce fuori il lavoro fatto dal creatore di effetti speciali Stan Winston, reso precedentemente celebre dal lavoro fatto con Terminator e Aliens – Scontro finale, ma diventato immortale grazie anche alla creazione dell’iconica e splendida creatura aliena.
Tenendo fede al concetto di predatore che diventa preda e viceversa, McTiernan dirige l’esplosivo Schwarzenegger che da uomo onnipresente del cinema d’azione ci porta nuovamente un prototipo di eroe tutto di un pezzo, in grado di vivere al limite del paradossale, passando da improvvisi eccessi di testosterone a chiari attimi di lucida autocritica. Fra un uomo appeso ad un albero e un altro smembrato in più parti il protagonista si fa strada lungo il classico cammino dell’eroe: da preda a predatore, in grado di mutare come il proprio nemico e infine dominarlo.
Questo film, divenuto Cult nel suo genere, a distanza di 27 anni continua a essere fonte di denaro per varie produzioni, che nel corso degli anni hanno arrembato il soggetto con sequel, reboot e spin-off. Da poco è uscita la notizia di un nuovo sequel di Predator affidato alla regia di Shane Black. D’altronde proprio lui debuttò sul grande schermo con la pellicola di McTiernan, interpretando il soldato quattrocchi Hawkins. La speranza è che il regista si ricordi bene ogni momento vissuto sul set e riesca così a dare il giusto tributo al grande cacciatore alieno.